Può capitare che l’Imposta sul Valore Aggiunto ci accompagni quale indesiderata “ospite” anche durante la nostra sospirata vacanza a bordo di una nave da crociera.
Chiariamo subito che tutto dipende dall’itinerario.
Se la crociera prevede scali in porti non ricompresi nell’Unione Europea nessun problema (… o quasi, vedremo poi l’eccezione spagnola): l’I.V.A. “resta a casa” ed avremmo modo di dimenticarci di lei per tutta la durata della nostra permanenza a bordo.
Bisogna precisare che devono essere considerati territori extra-U.E., in forza di particolari esenzioni fiscali, anche:
• i dipartimenti ed i territori d’oltremare francesi (Francia);
• le Antille olandesi (Paesi Bassi);
• l’isola di Helgoland (Germania);
• Ceuta, Melilla e le Isole Canarie (Spagna);
• Le isole Åland (Finlandia);
• Le isole Fær Øer e la Groenlandia (Danimarca);
• Le isole del Canale o Anglo-Normanne (Regno Unito);
• Gibillterra (Regno Unito);
• Zone nord orientali della Repubblica di Cipro (cd. “Zona Turca”);
mentre, pur non facendo parte della U.E., esclusivamente ai fini I.V.A. sono assoggettate alla disciplina europea:
• Il Principato di Monaco (da considerarsi ricompreso nella Francia) ;
• L’isola di Mann (da considerarsi ricompresa nel territorio dell’Inghilterra o dell’Irlanda del Nord).
Se la nostra crociera prevede scali esclusivamente in paesi appartenenti all’U.E. dobbiamo invece preoccuparci dell’I.V.A. relativamente alla cessione di beni e prestazioni di servizi a bordo.
La normativa dell’U.E. prevede che, qualora la cessione di beni o la prestazione di servizi abbia luogo a bordo di una nave nel corso della parte di un trasporto di passeggeri effettuata all’interno della U.E., essa si considera effettuata nel luogo di partenza del trasporto dei passeggeri. La medesima normativa precisa inoltre che che:
1) per parte di trasporto passeggeri effettuata all’interno della U.E., si intende la parte di trasporto effettuata senza scalo fuori della U.E., tra il luogo di partenza e il luogo di arrivo del trasporto passeggeri;
2) per luogo di partenza si intende il primo punto di imbarco di passeggeri all’interno della U.E., eventualmente dopo uno scalo fuori della U.E.;
3) per luogo di arrivo di un trasporto di passeggeri, si intende l’ultimo punto di sbarco di passeggeri imbarcati nella UE, previsto all’interno della UE, eventualmente prima di uno scalo fuori della UE.
Pertanto sono soggette ad I.V.A. del Paese ove ha inizio la crociera – in quanto convenzionalmente effettuate nel territorio di quello Stato – le cessioni di beni e le prestazioni di servizi nei confronti di passeggeri durante un trasporto all’interno della U.E. se il trasporto è iniziato e termina in U.E. senza scali extra-U.E..
Il trasporto si considera iniziato nel Paese U.E., primo luogo di imbarco dei passeggeri.
In questi casi i concetti di “luogo di arrivo” e di “luogo di partenza” non vanno considerati in relazione alla diversa destinazione di ogni singolo passeggero imbarcato, ma riferiti all’intero itinerario percorso dalla nave.
Per chiarire meglio:
• se la crociera parte dall’home port A e tocca i porti B, C, D (ove tutti gli scali sono in terrirorio UE) prima di rientrare ad A, imbarcando in ciascuno scalo passeggeri che rientrano nello stesso porto in cui si sono imbarcati od anche in altro scalo dell’itinerario, vige il regime I.V.A. del Paese A per tutta la durata della crociera;
• se la crociera parte da A e tocca i porti B, C, D e arriva in E (ove tutti gli scali sono in territorio UE), imbarcando in ciascuno scalo passeggeri con destinazioni ricomprese nell’itinerario, vige il regime I.V.A. del Paese A per tutta la durata della crociera.
Tutti i Paesi UE applicano l’I.V.A., seppur con aliquote differenti, alla cessione di beni (es. Italia 22%, Spagna 21%).
Quindi addio duty-free. Al prezzo di tutti gli acquisti di beni effettuati a bordo vedremo aggiungersi l’I.V.A. nella misura prevista dal Paese di “partenza” della nave, come definito innanzi (i prezzi potranno essere “esposti” al netto ovvero al lordo dell’imposta).
Per la somministrazione di alimenti e bevande sono invece generalmente previste aliquote agevolate o esenzioni.
Nella maggioranza degli Stati U.E. è prevista la non imponibilità I.V.A. alla somministrazione di alimenti e bevande rese a bordo di navi od aerei nella considerazione che queste attività si svolgono tipicamente in un mercato internazionale ed in un ambito che può non essere localizzato nel territorio nazionale visto che il consumo è effettuato a bordo.
In molti casi, quindi, niente I.V.A. su cibi, bevande somministrate a bordo e sui servizi direttamente connessi a tale somministrazione…. ma ci sono alcune eccezioni.
Di particolare rilievo la gravosa e rigida normativa I.V.A. della Spagna che prevede l’imposizione fiscale con aliquota al 10% alla somministrazione di cibi e bevande effettuate a bordo.
Se, pertanto, la nave sulla quale ci imbarchiamo effettua un itinerario che “parte” dalla Spagna (non importa se noi saliamo a bordo in un altro Paese) e non prevede scali extra-U.E., ci vedremo applicata l’imposta del 10% a tutti i cibi e le bevande somministrate nel corso di tutta la durata della crociera.
Ovviamente tale imposta si somma alle eventuali quote di servizio applicate a bordo.
Esempio: costo bevanda da listino €. 10,00 + quote di servizio 18% + I.V.A. 10% = 10,00+1,80+1,00= 12,80.
C’è di più, anche per gli itinerari che comprendono scali extra-E.U., durante la navigazione o lo stazionamento in acque territoriali spagnole si applica l’I.V.A. sulla somministrazione di cibi e bevande a bordo.
Evito ogni commento in proposito autocensurandomi…
Per aggirare l’imposizione fiscale si può ricorrere ad acquistare in anticipo, on-line o tramite agenzia, i pacchetti bevande o i pasti nei ristoranti speciali proposti dalle compagnie.
In questo caso tali servizi potrebbero non essere assoggettati all’I.V.A. ma, quasi certamente,, qualora la valuta di bordo fosse il dollaro statunitense, buona parte del “risparmio” si perderà per il tasso di conversione $/€ applicato dalla compagnia in modo sfavorevole al cliente.
Non sono un esperto in materia ed ho ricavato queste informazioni dopo una breve ricerca sperando, quindi, di non avere commesso errori grossolani e di aver spiegato con semplicità i fatti restando aperto a chiarimenti da parte di persone più competenti.
Chiudo con una riflessione personale.
Se è comprendibile che per itinerari settimanali nel mediterraneo occidentale sia difficile, se non impossibile, prevedere scali extra-U.E., perché molte compagnie utilizzano home port spagnoli?
Evidentemente il vantaggio che ne traggono è maggiore dello svantaggio che potrebbero subirne a seguito di una “scelta consapevole” effettuata dai clienti – soggetti passivi dell’imposta.
Carissima I.V.A. (e non mi riferisco alla Zanicchi), in crociera preferisco andare senza di te!!!
10 Settembre 2015
Grazie per il prezioso contributo Fabio.