Alla mia prima esperienza in Oriente ho scelto una formula di crociera che non proponesse un gran numero di scali ma piuttosto che offrisse la possibilità di godere a pieno di quelli proposti. Senza troppa esitazione la scelta è ricaduta quindi su Azamara, nota per le lunghe soste in porto ed i frequenti overnight. La crociera ha previsto l’imbarco a Singapore per poi far rotta nord verso l’isola tailandese di Ko Samui, Bangkok, Ho Chi Minh City e sbarco ad Hong Kong per 12 giorni di relax ed avventura.
Ho volato in autonomia da Roma via Abu Dhabi, raggiungendo Singapore la mattina precedente all’imbarco. Lasciato il bagaglio in hotel non ho perso tempo a recuperare il sonno perduto… immergendomi immediatamente fra i colori della Chinatown, proprio a fianco all’alloggio. Un turbinio di colori, suoni, una piacevole confusione che non trasmette lo stress di altri luoghi analoghi visitati. Se è questo il quartiere più vivace e confusionario certo non è il più bello ed affascinante. Nel pomeriggio mi sposto infatti nella Singapore moderna per apprezzare il contrasto che vi si respira ma la tempo stesso ammirarne l’eleganza pur nella sua modernità. Downtown, a pochi passi, è un mondo completamente diverso: Stamford Road, Ruffles Boulevard con il celebre Hotel, l’Esplanade Drive… Ricchezza, pulizia, lusso sobrio, poco ostentato, caratterizzano i quartieri moderni. Marina Bay con il suo immenso centro commerciale ed i Gardens By The Bay sono il fiore all’occhiello della zona orientale, dove non si smetterebbe mai di passeggiare. Ma non avendo dormito ormai da quasi due giorni e risentendo della differenza di fuso orario intorno alle 19.00 apprezzo un’anatra con riso ad un mercato coperto vicino all’hotel e raggiungo finalmente il letto.
L’indomani è il giorno dell’imbarco ma ho ancora a disposizione l’intera mattinata per scoprire altre zone di Singapore. Altri grandi viali pieni di negozi e di persone, fino a raggiungere la famigerata Orchard Boulevard, una sequenza ininterrotta di grandi magazzini, negozi di lusso, supermercati di ogni genere. Un tuffo nella mondanità e nella ricchezza di questa zona. Tutto radicalmente diverso dall’ultima meta prima dell’imbarco: Little India. Qui regna invece la quiete, i negozi non vendono Cartier o Chanel ma prodotti artigianali, souvenir, spezie. Eleganza anche qui, pur nei canoni indiani e decisamente più orientali.
Poco dopo pranzo è ora di raggiungere il Singapore Cruise Center, dopo aver ritirato il bagaglio in hotel. Si raggiunge facilmente in taxi. L’imbarco è rapido e comodo, in pochi minuti si attraversa la passerella e si è a bordo. Non è la prima volta che vedo Journey ma senza dubbio salire con la consapevolezza di poter restare per un viaggio così interessante trasmette una certa emozione.
Alle 17,00 si salpa, uscendo nella baia di Singapore e facendo man mano rotta verso il primo scalo, Ko Samui, dopo una giornata di navigazione. Una pausa, questa, ben apprezzata per recuperare la stanchezza e familiarizzare con la nave.
Dopo una navigazione tranquilla ma con il sole che si lascia molto desiderare, giungiamo di primo mattino a largo di Ko Samui. Si attendevano piogge ed il fatto che al momento solo nuvoloso è già qualcosa di inaspettato e positivo. Con un rapido sbarco su barconi locali si raggiunge il paese di Nathon, che veramente molto poco ha da offrire. Prendo dunque un taxi che con il poco tempo a disposizione, la sosta è per la sola mattinata, ci accompagna al Big Buddha Temple, al Plai Leam Temple ed infine alla celebre Chaweng Beach. E’ difficile, per noi europei, definire “belli” templi così colorati, che raffigurano divinità di vario genere ed in posizioni strane e curiose. Sicuramente hanno un proprio fascino cui lentamente ci si abitua. Il Big Buddha siede su un piedistallo di 14 metri su un piccola penisola affacciata sul mare, nel nord dell’isola. Poco lontano è il complesso del Plai Leam Temple, formato da più strutture che sembrano “galleggiare” in una ansa riparata. Deludente, ma qui il tempo grigio ha probabilmente influito, la Chaweng Beach, apparentemente molto lontana dalla spiaggia “tailandese” che noi tutti ci sogniamo.
Si torna a bordo per pranzo e si cerca di prendere quel poco sole che ogni tanto fa capolino da un cupo strato di nuvole. L’indomani si giunge a Bangkok per due giorni alla scoperta della capitale tailandese.
Azamara Journey risale il Chao Phraya durante la mattinata seguente, offrendo la possibilità di godere dell’intero percorso sul fiume navigabile. Le dimensioni della nave permettono di attraccare al Klong Thoi Port, assai vicino al centro, agevolando molto i passeggeri per raggiungere le attrazioni di Bangkok. Il pomeriggio del primo giorno mi dedico alla visita dei siti più celebri: il Wat Prakeao (Temple of Emerald Buddha) con il Grand Palace proseguendo poi per il Wat Pho (il Buddha disteso). Il primo è un grande complesso di templi, riccamente decorati con statue e figure divine di ogni sorta. Vi dominano colori come l’oro, il rosso e il verde, creando contrasti e giochi di luce. Tantissima gente è qui in preghiera, riunita dopo la recente scomparsa del Re. Il tempio del Buddha disteso ospita la statua dorata di oltre 40 metri, “sdraiata” sotto un lungo tempio, meta anch’esso di molta devozione. Attorno una serie di altri ambienti si aprono alla visita, trattenendo il turista per lungo tempo.
Poco dopo, a pomeriggio inoltrato, faccio un giro in tuk tuk, i celebri risciò-taxi, fino a raggiungere l’imbarco per un giro fra i canali. Scelgo il tour di due ore e si parte per una vera avventura fra la Bangkok affacciata sull’acqua: palafitte con panni stesi, piccoli ristoranti, dimore che cadono in rovina, ahimè qualche fabbrica. Alcuni canali sono sovraffollati, altri praticamente deserti. Ogni tanto spuntano dei varani, insetti particolari, biciclette abbandonate. A poche centinaia di metri dalle vie più affollate di Bagkok si aprono zone quiete e quasi deserte, con ritmi lenti e dove tutto sembra avere una diversa importanza. Il “mercato galleggiante”, nel pomeriggio tardo, è ormai in via di chiusura ma regala comunque qualche scena da ricordare.
A bordo di Azamara Journey è la White Night: tutti i passeggeri rispettano questo particolare dress code cenando sul ponte piscina dove si sono allestiti dei barbeque ed un ricco buffet. Fra la musica, il buon cibo e lo spettacolo della metropoli illuminata a 360 gradi attorno a noi, questa è una di quelle serate che vorresti non finissero mai.
Va da sè che l’indomani non si possa fare una levataccia…Poichè la partenza è prevista per le 14,00 scelgo di spostarmi direttamente al Chatuchak Market, a nord della città. Una serie impressionante di bancarelle, centinaia e centinaia, dalle vivande ai tessili, dall’abbigliamento ai souvenir agli animali. Una vera vetrina di tutto ciò che può esser commercializzato concentrata in qualche chilometro quadrato. Un’esperienza veramente interessante e che ha permesso di conoscere ancora più da vicino la vita e la gente locale.
Journey nel pomeriggio riscenderà il fiume, regalando, sotto un sole lungamente atteso, ancora scorci di Tailandia nascosti fra le fronde, siano essi uccelli, pescatori o piccolissimi templi di campagna.
Un giorno in navigazione aiuta di nuovo a riposare e ripensare a tutto ciò che in così poco tempo ho potuto vedere in Tailandia. Sbarcheremo dopo un giorno, stavolta in Vietnam.
Anche ad Ho Chi Minh Azamara propone un overnight. Una splendida possibilità per poter visitare questa città ma soprattutto “assaggiare” anche qualche zona che una normale sosta giornaliera non permetterebbe. Splendido, nuovamente, il passaggio all’interno del fiume. La navigazione, fra le sponde strette e il traffico elevatissimo, è sembrata una vera gikane per raggiungere il molo di ormeggio, a pochi passi dal centro della vecchia Saigon. Dedico la prima giornata alla visita del centro. Azamara offre sempre una navetta gratuita ai propri passeggeri anche se le distanze non sono mai così elevate. Raggiunta la Cattedrale di Notre Dame, chiusa alla visita, da qui partiamo per il centro di Ho Ci Minh. La chiesa cristiana, costruita dai francesi, sembra veramente un’ “intrusa” nel contesto urbano della città. Dalla piazza dipartono le arterie principali, fra cui la Dong Khoi, considerato il “corso” di Saigon. Una serie di grandi alberghi alle cui soglie si accovacciano lustrascarpe ed ambulanti; così come ricche gioiellerie si affiancano a vecchi officine che cercano di rimettere in moto qualcuno dei milioni di motorini utilizzati in questa caotica città. Da vedere il City Museum, il Palazzo della Riunificazione, il Ben Thanh Market, ed il War Remnants, dedicato alla guerra del Vietnam. Il Municipio si pone all’inizio di una vasto viale pedonale che conduce fino al mare, pochi metri prima della venerata statua di Ho Chi Minh. Bello il panorama sulla città e sul fiume dalla Bitexco Tower, dove prendere un caffè prima di rientrare a bordo!
Si ha il tempo di cambiarsi e fare un rapido spuntino per poi uscire di nuovo: è il giorno dell’Azamazing Event! In modo completamente gratuito si è trasportati ad un villaggio turistico ad una mezzoretta dal molo dove ci attendono vietnamiti in costumi locali, artigiani, assaggi di frutta e di dolci ed un grande spettacolo di suoni, canti e balli che intrattengono tutti i passeggeri in un’oasi di vegetazione di grande lusso. Una serata veramente spettacolare, organizzata alla perfezione, un nuovo tuffo nelle tradizioni e nella cultura locale.
Il secondo giorno in Vietnam è dedicato al celebre Mekong, fiume di lunghissima estensione che sfocia a meno di 100 km dal centro cittadino. Con escursione privata si parte di buona mattina per raggiungere la zona di Chau Than. Qui inizia l’avventura fra canali, isole e tradizioni locali. In una sola giornata si sperimentano barche a motore e barche a remi, carretti trainati da cavalli, biciclette, passeggiate a piedi. Un ottimo pranzo di pesce sul fiume, un giro per i silenziosi e piccoli canali nascosti, la visita a qualche famiglia contadina che nel silenzio di questo angolo di mondo trae sussistenza dalle proprie coltivazioni e da pochi animali sparsi attorno alle case. Con gli occhi pieni di immagini così diverse da quelle cui siamo abituati si ripercorre la strada verso la città, dapprima scorrevole poi sempre più intasata da migliaia e migliaia di motocicli che invadono la metropoli.
Journey ridiscende il fiume per raggiungere dopo due giornate di navigazione Hong Kong, scalo dello sbarco. La prima giornata è turbata da un’onda lunga che costringe la nave ad un moto deciso e fastidioso. L’ultimo giorno permette invece di rilassarsi maggiormente e godere del sole, concedersi qualche peccato di gola…ahimè fare le valigie.
Ad Honk Kong Journey ci lascia all’Ocean Terminal, presso il Victoria Harbour. Depositato il bagaglio alla stazione metropolitana, che si occupa direttamente del check-in aeroportuale, con i tradizionali battelli che attraversano continuamente la baia, raggiungo l’altra sponda. Attraversato il centro finanziario salgo al Victoria Peak. Lo spettacolo che si gode dalla baia vale senz’altro la salita e la fila che dalle prime ore del mattino già si forma alla base della tranvia.
Rientrato a Kowloon mi immergo letteralmente nei fiumi di persone che affollano i viali. Anche qui negozi, grandi magazzini, ristoranti. Nathan Road ne è il fulcro ma tutte le traverse fanno a gara nell’offrire merci ed appagare i sensi dei turisti. Ciononostante Hong Kong è ordinata e pulita e trasmette un fascino del tutto particolare. Se posso fare un’eccezione per il Vietnam naturalistico, è senz’altro quest’ultimo scalo quello che ho trovato più affascinante ed attraente.
Dopo pranzo è tempo di prendere la metropolitana per l’aeroporto dove mi attendono i due voli e le 14 ore di volo per rientrare a Roma via Abu Dhabi. Trascorrono velocemente fra un pisolino e vari tentativi di dare ordine e spazio alle innumerevoli immagini raccolte in questo tuffo nell’oriente, un’esperienza davvero indimenticabile.
Gabriele Bassi