Islanda e Svalbard con Costa Magica

10 giugno 2010: Kiel

Anche questa volta, come in altre occasioni, raggiungiamo il porto d’imbarco in treno: partiamo da Milano con il Cisalpino per Zurigo e presto lasciamo il clima afoso della Pianura Padana per incontrare i primi temporali; a nord delle Alpi la temperatura è estiva, ma senza eccessi. In serata il vagone letto ci aspetta per portarci ad Amburgo, per affrontare poi, la mattina successiva, l’ultimo breve tragitto fino a Kiel.
La città ci accoglie con un tempo fresco e piovoso. In treno, sul nostro stesso vagone letto, viaggiano molti crocieristi tedeschi che si imbarcheranno su Costa Magica. Arrivati in stazione approfittiamo di un comodo bus navetta gratuito che ci conduce alla stazione marittima di Ostseekai dove è ormeggiata la nostra nave.

magica_1-01

Le operazioni d’imbarco, grazie all’organizzazione teutonica e ai vantaggi della tessera gold pearl, sono velocissime: nessuna attesa, neanche il tempo di compilare il modulo sanitario e consegnare i biglietti di viaggio che già siamo in nave.
Subito un giro di perlustrazione per familiarizzare con la nave e per iniziare a orientarsi. Poco prima dell’orario della partenza la solita esercitazione di emergenza, che questa volta però non ci impedisce di assistere al sempre suggestivo momento in cui la nave si stacca dalla banchina. La nave infatti parte con un certo ritardo, per il protrarsi delle operazioni di carico dei rifornimenti e perché molti pullmann di crocieristi provenienti dagli aeroporti arrivano all’ultimo momento. Quest’ultima circostanza, tra l’altro, impedirà a molti di partecipare all’esercitazione, che sarà ripetuta alcuni giorni dopo.
Poco prima della nostra partenza, lascia il porto di Kiel anche la Delphin Voyager, che sfila a fianco di Magica dirigendosi verso il Kieler Bucht, l’ampia insenatura su cui si affaccia la città di Kiel.

magica_1-02

magica_1-03

magica_1-04

In serata navighiamo con mare poco mosso attraverso il Langellands Belt, per poi raggiungere, verso le 23, il grande ponte che attraversa lo Store Belt: lungo circa 6 km e alto 65 m.

11 giugno: navigazione

La nave attraversa durante la notte il tratto di mare denominato Kattegat, tra le coste orientali dello Jutland (Danimarca) e quelle occidentali della Svezia. Attorno alle 8 del mattino sono ben visibili, a sinistra nave, l’alto faro e le dune della spiaggia di Skagen, nonostante un tempo uggioso, con pioggia a tratti.
Più tardi, attorno a mezzogiorno, a destra nave iniziano a essere visibili le coste meridionali della Norvegia, lontane, ad almeno 4 o 5 km di distanza. Con il passare delle ore il tempo va migliorando: quando nel pomeriggio iniziamo la traversata del mare del Nord sta volgendo nettamente al bello.
Approfittiamo della giornata di navigazione per un po’ di relax e per familiarizzare con la nave, per noi nuova. Poi la prima delle quattro serate di gala.

12 giugno: Lerwick (Isole Shetland)

Dopo la traversata del mare del Nord, costellato di grandi piattaforme petrolifere, di primo mattino giungiamo in vista di Mainland, la maggiore delle isole Shetland. Doppiato capo Bard Head con il suo faro, entriamo nella rada di Lerwick.

magica_3-01

Oggi abbiamo in programma l’escursione organizzata “Tour panoramico delle Isole Shetland e di Jarlshof”, così, dopo essere sbarcati a terra con le lance, saliamo sul pullmann che ci condurrà in escursione. Il tempo stavolta ci assiste: è una bella giornata di sole. E anche l’escursione si fa apprezzare: l’itinerario è abbastanza completo e conduce in alcune zone molto belle e interessanti (come la baia popolata di foche nella foto sotto).

magica_3-02

Tra le mete dell’escursione di oggi il sito archeologico di Jarlshof, presso Sumburgh Head, il capo più meridionale dell’isola. Il sito mostra un insediamento vecchio di oltre 4000 anni, la cui caratteristica peculiare è l’impressionante continuità abitativa che si è protratta fino al XVII secolo. Così accanto a testimonianze dell’età del bronzo (circa 2500 a. C.), si trovano resti di costruzioni dell’età del ferro (tra cui i tipici Broch, simili ai nuraghi sardi, ma costruiti con piccole pietre e non con strutture megalitiche come nell’isola mediterranea), reperti attribuiti alla popolazione dei Pitti, tracce di un insediamento vichingo, fino ad arrivare ai resti di un edificio fortificato del XVI secolo, noto come Old House of Sumburgh.

magica_3-03

magica_3-04

magica_3-05

Rientrati a Lerwick, appena il tempo per quattro passi nella cittadina e poi la lunga fila per prendere la lancia e risalire in nave.

magica_3-06

Nel pomeriggio navigazione lungo le coste meridionali di Mainland (le stesse percorse in mattinata via terra con l’escursione), fino a giungere di nuovo, attorno alle 16,30, in vista di Sumburgh Head. Il tempo si sta di nuovo guastando, quando lasciamo a poppa le Shetland per inoltrarci nel nord Atlantico in direzione dell’Islanda il cielo è ormai coperto da una coltre uniforme di nubi grigie ma il mare rimane poco mosso.

magica_3-07

13 giugno – navigazione

Dopo essere transitati durante la notte in vicinanza delle isole Faeroer, la navigazione procede tranquilla per tutta la giornata successiva. Il tempo è variabile, il mare inizialmente mosso, con il passare delle ore diventa più tranquillo.
Durante il pomeriggio e la serata il tempo migliora ancora: condizioni perfette per assistere alla navigazione turistica presso le isole Vestmann.
Già verso le 23 è visibile a destra nave la costa meridionale dell’Islanda. Attorno alla 1 arriviamo in prossimità delle isole, il cui profilo appare scuro a prua, nella luce calda del crepuscolo della notte artica. Qui infatti non siamo ancora all’altezza del circolo polare e dunque non si verifica il fenomeno del sole a mezzanotte; il sole scende però soltanto di poco sotto l’orizzonte trasformando la notte in un indefinito crepuscolo che non diventa mai vera oscurità e che, con il bel tempo, colora tutto di una luce rosata che fa risaltare la roccia scura, vulcanica delle isole che appaiono come semplici ombre che emergono dalla superficie liscia, quasi metallica, del mare.

magica_4-01

magica_4-02

Sull’isola maggiore, Heimaey, distante poco più di 4 miglia dalla costa islandese, è ben visibile il cratere originatosi durante l’ultima recente eruzione vulcanica del monte Eldfell avvenuta nel non lontano 1973.

magica_4-03

Vicinissimo al vulcano, in una piccola baia riparata, l’insediamento di Vestmannaeyjar.

magica_4-04

Suggestiva poi la sagoma del vulcano Eyjafiällajökull, che, sebbene non più in fase di vera e propria eruzione, mostra ancora un alto pennacchio di vapore dalla sua vetta.

magica_4-05

magica_4-06

Ma è ormai tardi e Magica si sta lentamente allontanando, sono passate le 2, domattina saremo a Reykjavik è ora di andare a letto…

magica_4-07

magica_4-08

14 giugno: Reykjavik (Islanda)

Al mattino, alle 9, come da programma, attracchiamo nel porto di Reykjavik, al Viðey Terminal. Abbiamo prenotato l’escursione alla Laguna Blu, che si svolge in mattinata. Partiamo dal porto con il pullmann e con un tragitto di circa 45 minuti raggiungiamo l’area geotermale situata presso Grindavík nella penisola di Reykjanes. La zona è molto suggestiva: si arriva in un paesaggio lunare segnato dall’attività vulcanica; piccoli specchi d’acqua di un colore azzurrognolo lattiginoso costellano il terreno roccioso, scuro e quasi privo di vegetazione; qua e là si alzano verso un cielo plumbeo dense colonne di vapore.

magica_5-01

Lasciato il pullmann al parcheggio, raggiungiamo l’impianto termale percorrendo un vialetto pedonale ricavato in una trincea scavata tra le rocce. Lo stabilimento è molto moderno e confortevole, dopo esserci cambiati e dopo la doccia obbligatoria (per motivi igienici) andiamo verso la piscina naturale. Il breve tratto fra l’uscita dalla struttura coperta e l’immersione nella vasca è drammatico: in costume da bagno, ancora grondanti d’acqua della doccia, veniamo investiti dalle folate di un vento teso e freddo; per fortuna sono soltanto pochi metri. Appena arrivati in acqua ci troviamo subito perfettamente a nostro agio. Le acque che devono la loro colorazione alla presenza della cyanobacteria, un’alga dalle proprietà curative, di minerali e silicati bianchi, è alla temperatura ideale di circa 38-39 gradi. La temperatura dell’aria invece raggiunge a malapena i 10 gradi.

magica_5-02

magica_5-03

Rientriamo in nave per pranzo e poi di nuovo a terra per un giretto in libertà a Reykjavik. Avendo acquistato in mattinata l’escursione, possiamo usufruire gratuitamente della navetta che conduce in centro città (che altrimenti sarebbe costata 6 euro a persona). La navetta ci porta in pieno centro al Miðbakki pier, con un tragitto di poco più di 5 minuti (4 km circa).
Qui iniziamo il nostro tour a piedi in città, visitando dapprima la Hallgrímskirkja la grande e moderna chiesa luterana che sorge sulla sommità di una piccola collina, le cui strutture, ispirate alla conformazione delle colonne basaltiche tipiche del paesaggio vulcanico islandese, sono state progettate nel 1937 dall’architetto Guðjón Samúelsson e che è stata dedicata al poeta islandese del XVII secolo Hallgrímur Pétursson. Nel piazzale antistante la chiesa sorge il monumento a Leif Ericson, il capo vichingo che raggiunse il nord America cinque secoli prima di Cristoforo Colombo.

magica_5-04

magica_5-05

magica_5-06

Poi la nostra visita è proseguita toccando alcuni dei punti di interesse della capitale islandese.
Il laghetto di Tjörnin, in pieno centro città, popolato in estate da numerosissimi uccelli e utilizzato in inverno, quando è completamente gelato, come suggestiva pista di pattinaggio all’aperto.

magica_5-07

La Dómkirkjan, il vecchio duomo, con le sue strutture ottocentesche.

magica_5-08

magica_5-09

Il semplice, piccolo ma elegante, palazzetto in pietra, risalente al 1881, che ospita il parlamento islandese (Alþingi).

magica_5-10

Il curioso edificio del municipio (Ráðhús Reykjavikur), circondato dall’acqua, che sorge proprio a fianco del laghetto di Tjörnin, e al cui interno, al centro di un’ampia sala vetrata affacciata sullo specchio d’acqua, si può vedere un grande modello in scala a tre dimensioni dell’Islanda.

magica_5-11

Ritornati in nave, lasciamo verso le 19 il porto di Reykjavik in direzione nord-ovest per raggiungere l’area dei fiordi occidentali: domani scalo a Isafjord.

magica_5-12

15 giugno: Isafjord (Islanda)

Navighiamo durante la notte doppiando la lunga penisola dove sorge il vulcano Snæfellsjökull reso invisibile da uno spesso strato di nubi. Questo alto vulcano è noto perché presso il suo cratere il protagonista del romanzo “Viaggio al centro della terra” di Jules Verne trova il passaggio per iniziare il suo percorso sotterraneo. Durante la mattinata la navigazione prosegue in vista delle alte e frastagliate coste dell’Islanda occidentale, facendo infine ingresso in un ampio fiordo.

magica_6-01

magica_6-02

magica_6-03

magica_6-04

magica_6-05

Percorso il fiordo, la nave arriva finalmente in vista del villaggio di Isafjord, Ísafjörður in islandese, che significa fiordo di ghiaccio.

magica_6-06

A causa dei bassi fondali ci fermiamo all’ancora piuttosto distante dal villaggio, ci vorrà un lungo tragitto con le lance (circa 20 minuti) per scendere a terra.

magica_6-07

magica_6-08

magica_6-09

Il centro abitato è molto piccolo, ma suggestivo, conta meno di 4000 abitanti. Non abbiamo prenotato alcuna escursione, ma abbiamo in programma una semplice passeggiata tra le case del villaggio. Per prima cosa, essendo ora di pranzo, ci fermiamo in un piccolo ristorante dove mangiamo dell’ottimo pesce fresco a un prezzo veramente onesto. Poi visitiamo la parte vecchia della zona portuale con le sue caratteristiche casette ottocentesche.

magica_6-10

magica_6-11

L’antico edificio in legno che ospita il piccolo museo della pesca.

magica_6-12

magica_6-13

La Tjöruhúsið, l’edificio tuttora esistente più antico d’Islanda, risalente al 1743.

magica_6-14

All’estremità opposta del villaggio un semplice monumento nel verde ricorda gli uomini dediti a quella che storicamente è l’attività principale di questi luoghi: la pesca.

magica_6-15

Lo scalo è breve soltanto poche ore nel pomeriggio, è tempo di tornare a bordo. Partenza verso il nord dell’isola, prossimo scalo Akureyri.

magica_6-16

16 giugno: Akureyri (Islanda)

Oggi ad Akureyri abbiamo in programma l’escursione “Alla scoperta delle bellezze del nord”. Il tour inizia con un rapido giro orientativo nella cittadina di Akureyri, per poi passare sul lato opposto del fiordo, dal quale si gode di una bella vista sulla città e su Magica ormeggiata in banchina.

magica_7-01

magica_7-02

Dopo avere attraversato un paesaggio di basse montagne ancora in parte innevate, raggiungiamo le imponenti cascate di Godafoss, sotto un cielo ancora una volta coperto.

magica_7-03

Proseguiamo il nostro tour giungendo infine nell’area del lago Myvatn. Qui consumiamo un discreto pranzo in un ristorante locale, per poi proseguire le visite con l’area vulcanica degli pseudo crateri di Skútustadir.

magica_7-04

magica_7-05

Ci fermiamo poi per una passeggiata tra le bizzarre conformazioni laviche di Dimmuborgir.

magica_7-06

magica_7-07

Mentre il tempo, dopo un improvviso quanto breve acquazzone, volge finalmente al bello, raggiungiamo infine il campo geotermico di Námafjall, con le sue polle di fango bollente, le incrostazioni sulfuree, le fumarole, gli sbuffi di vapore.

magica_7-08

magica_7-09

magica_7-10

magica_7-11

Ritorniamo poi ad Akureyri, con la nave che lascia il fiordo in un’atmosfera finalmente serena e trasparente, con le montagne innevate illuminate dalla calda luce della sera.

magica_7-12

Durante la serata, attorno alle 23, superiamo il circolo polare artico (66° 33’ 39’’ lat. nord), transitando vicino all’isoletta di Grimsey, l’unico lembo di terra islandese a nord del circolo polare.

magica_7-13

magica_7-14

17 giugno: navigazione

La temperatura che già in Islanda era su valori piuttosto bassi diminuisce ulteriormente: fino a scendere a 1-2 gradi sopra lo zero. La navigazione procede tranquilla nonostante il vento teso e il mare mosso. Il tempo, con il trascorrere delle ore, va peggiorando, così agli ampi squarci di sereno della mattina, si sostituisce una fitta coltre di nubi, sempre più basse.
Verso le 17 giungiamo in vista dell’isola di Jan Mayen. Da lontano è ancora intuibile la presenza dell’alto vulcano Beerenberg innevato. Poi mano a mano che ci avviciniamo le nubi hanno il sopravvento e non ci permettono di abbracciare con lo sguardo l’isola nella sua interezza.

magica_8-01

magica_8-02

magica_8-03

In ogni caso è un transito ravvicinato molto suggestivo: l’isola si mostra brulla, a tratti orlata da alte scogliere, a tratti aperta in piccoli arenili di sabbia a sassi. È decisamente un luogo inospitale: non deve essere un vita facile quella dei pochi abitanti, il personale della stazione meteo norvegese, quello del centro per la radionavigazione LORAN-C e dei centri di studi sulla sismologia delle università di Bergen e Tromsø.

magica_8-04

Il passaggio accanto all’isola è molto ravvicinato, tanto che risulta possibile vedere con chiarezza, nonostante le condizioni di visibilità non ottimali, le tre grandi lingue glaciali che scendendo dalle pendici settentrionali del vulcano arrivano a lambire il mare.

magica_8-05

magica_8-06

18 giugno: navigazione

Percorriamo le 570 miglia che separano Jan Mayen dall’isola di Spitsbergen nell’arcipelago delle Svalbard. Poche note meteorologiche per fare comprendere il significato della navigazione nei mari dell’estremo nord: mare mosso; temperature comprese tra +2,6° e 0°; tempo variabile, a tratti coperto; nel pomeriggio scende del nevischio portato dal vento.

19 giugno: Ny Ålesund (Svalbard)

Giungiamo di primo mattino nel Kongsfjord (il Fiordo del Re) immersi in uno scenario spettacolare: è una bellissima giornata di sole, il cielo è terso di un blu intenso, attorno a noi montagne ancora coperte di neve si riflettono scintillanti nell’acqua, enormi ghiacciai scendono lungo le vallate per immergere le loro lingue frastagliate, dai riflessi azzurri e verdi, nelle calme acque del fiordo. Costa Magica getta l’ancora proprio di fronte al piccolo villaggio e fervono i preparativi per lo sbarco con le lance.

magica_9-01

magica_9-02

magica_9-03

Il tragitto questa volta è breve, soltanto pochi minuti e ci troviamo sulla piccola banchina.
Ny Ålesund è davvero minuscola, soltanto poche case e gli edifici dei centri di ricerca che hanno sede qui, tra le quali la base del CNR “Dirigibile Italia” inaugurata nel 1997. Oltre naturalmente alle tracce di quella che fino a quarant’anni fa era la ragione d’essere di questo insediamento di pionieri: le miniere di carbone. Appena sbarcati vediamo sulla nostra destra alcuni tratti di binari e una locomotiva a scartamento ridotto che un tempo trasportava sui suoi vagoni il minerale estratto nelle vicine miniere per trasportarlo a riva dove veniva imbarcato sulle navi. Avevano la stessa funzione i nastri trasportatori, ormai abbandonati e in disuso da tempo, che si vedono qua e là accanto alle case. Qui l’attività estrattiva fu florida dal 1916, quando furono aperte le prime miniere di carbone e fu fondato il primo insediamento, che si chiamava allora Brandal City, fino al 1962. Il 5 novembre di quell’anno si verificò un terribile incidente che costò la vita a 21 minatori; a seguito delle pressioni del governo norvegese, preoccupato per la pericolosità delle miniere, la compagnia Kings Bay che le gestiva fu costretta a chiudere ogni attività.

magica_9-01

magica_9-04

magica_9-05

magica_9-06

magica_9-07

magica_9-08

Ma Ny Ålesund è nota anche per essere stata la base per le esplorazioni polari. Da qui nel 1926 partì Roald Amundsen (al cui ricordo è dedicato il busto bronzeo innalzato al centro del villaggio) per il suo volo verso il polo nord a bordo del dirigibile Norge. E sempre da qui partì, due anni dopo nel 1928, Umberto Nobile per la sua sfortunata spedizione a bordo del dirigibile Italia. Di quell’epoca di spedizioni pionieristiche è ancora conservato e ben visibile l’alto traliccio metallico che fungeva da attracco per i dirigibili.

magica_9-09

magica_9-10

Il villaggio è veramente piccolo, conta in inverno soltanto 30 abitanti stabili, che diventano circa 200 durante la stagione estiva quando giunge qui il personale delle stazioni di ricerca. L’impatto dell’arrivo di oltre 2000 passeggeri sbarcati da Magica è ovviamente devastante, con code chilometriche per entrare nell’unico, piccolo negozio-emporio dove si trova un po’ di tutto, dagli alimentari ai souvenir per i turisti, e per entrare naturalmente nel secondo punto di attrazione il microscopico ufficio postale, che si fregia del primato di ufficio postale più a nord del mondo. Nonostante tutto però qui si respira davvero un’aria particolare, si avverte tangibile la sensazione di essere ai confini del mondo, in una terra ancora oggi di pionieri, dove ci si sente piccoli ed estranei di fronte a una natura ancora selvaggia che mostra tutta la sua potente e severa bellezza. Ci si sente veramente degli intrusi quando si è inevitabilmente attaccati dalle sterne artiche che difendono strenuamente i loro nidi, o quando ci si trova a calpestare la fragile quanto tenace vegetazione, oppure ancora quando si constata la consistenza instabile del terreno reso spugnoso dallo strato superficiale di permafrost che costringe a utilizzare delle sorte di palafitte come fondamenta per le costruzioni, o infine quando si è sopraffatti dalla struggente, violenta bellezza di questi luoghi inospitali, dove si ha l’obbligo di portare con sé un’arma quando ci si allontana, anche soltanto di poco, dal centro abitato.

magica_9-11

magica_9-12

magica_9-13

magica_9-14

Rientriamo in nave per ammirare ancora una volta gli incredibili panorami di queste isole e per goderci poi la navigazione turistica che ci condurrà al Magdalenefjord. Purtroppo a causa della presenza di ghiaccio in alcune zone è necessaria una variazione nel programma: non sarà possibile entrare nel Lilliehöökfjorden, ma potremo visitare soltanto il Kongsfjord e il Magadalenefjord.

magica_9-15

magica_9-16

magica_9-17

magica_9-18

magica_9-19

Possiamo ammirare gli immensi ghiacciai che coronano il fiordo, i ghiacciai Kongsbreen e Kongsvegen, e le aguzze montagne, alte soltanto tra i 900 e i 1000 metri ma che appaiono molto più maestose della loro reale altezza, che spinsero i primi esploratori giunti qui nel XVII secolo a chiamare questa terra Spitsbergen (montagne aguzze).

magica_9-20

magica_9-21

magica_9-22

magica_9-23

magica_9-24

La navigazione prosegue tra bellissimi panorami fino al Magdalenefjord. Arrivati nel fiordo possiamo ammirare i grandi ghiacciai Adamsbeen, Gullybreen, Brokebreen e Waggonwaybreen. Mentre a destra, entrando nel fiordo, possiamo vedere la piccola penisola sassosa dove sorgeva un tempo un piccolo villaggio fondato nel XVII secolo. La nostra crociera prevede un semplice transito in navigazione nel Magdalenefjord, ma in altri casi è previsto uno sbarco con le lance proprio nel luogo dove sorgeva l’antico villaggio.

magica_9-25

magica_9-26

magica_9-27

magica_9-28

È stata davvero una giornata indimenticabile, anche se con il passare delle ore al bel sole del mattino si è sostituito un fitto strato di nuvole. Abbiamo ormai toccato il punto più a nord del nostro viaggio, oltre il 79° parallelo nord; lasciamo il Magdalenefjord e facciamo rotta verso sud in direzione di Longyearbyen, la piccola capitale delle Svalbard.

20 giugno: Longyearbyen (Svalbard)

Il nostro arrivo a Longyearbyen avviene in una bella giornata di sole: ancora una volta, come era accaduto il giorno precedente a Ny Ålesund, abbiamo fortuna. Ci avviamo subito a piedi verso la cittadina, che raggiungiamo in circa 15 minuti. Anche qui l’atmosfera è molto suggestiva e particolare: il terreno brullo tutto intorno con ancora ampie chiazze di neve, le case sempre coloratissime sospese dal suolo tramite palafitte, motoslitte parcheggiate ovunque in attesa della nuova stagione fredda, le evidenti testimonianze del passato minerario di questa zona, con impianti in disuso, ma interessanti da un punto di vista di architettura industriale.

magica_10-01

magica_10-02

magica_10-03

magica_10-04

magica_10-05

Longyearbyen però è una vera città, anche se conta soltanto poco più di 2000 abitanti. Qui ha sede il governatore delle Svalbard (Sysselmann), qui c’è il principale aeroporto con collegamenti verso la Scandinavia.
Il villaggio, poi diventato cittadina e piccola capitale delle Svalbard, fu fondato probabilmente già nel XVII secolo come punto di approdo delle navi baleniere che percorrevano i mari antistanti a caccia di cetacei. La sua posizione nel riparato Adventfjord, un ramo laterale del più vasto Isfjord, garantiva un approdo sicuro alle imbarcazioni anche in caso di tempesta. Il nome del fiordo (Adventfjord) e della valle che si apre alle sue spalle (Adventdalen) ricorda il periodo della caccia alle balene: essi derivano infatti dal nome della nave baleniera inglese Adventure che fece di questi luoghi la propria base nel 1656.
Con la scoperta però che questi territori erano ricchi di carbone, iniziarono a essere aperte numerose miniere di questo minerale, alcune proprio nei dintorni di Longyearbyen. Nei primi anni del ‘900 le miniere erano gestite dalla società norvegese Kulkompagniet Trondhjem-Spitsbergen, che nel 1905 vendette tutte le proprie attività alle Svalbard a due uomini d’affari americani John Munroe Longyear e Frederick Ayer che fondarono The Arctic Coal Company, con sede a Boston, destinata a rilanciare lo sfruttamento minerario dell’area. Il villaggio che iniziò a ospitare i minatori fu chiamato Longyear City, divenuto presto Longyearbyen (byen in norvegese significa villaggio) quando dopo il 1916 le attività estrattive passarono alla compagnia norvegese Store Norske Spitsbergen Kullkompani.

magica_10-06

magica_10-07

magica_10-08

Una curiosità: Longyearbyen è così a nord che in estate il sole non tramonta mai dal 19 aprile al 23 agosto, mentre in inverno la notte artica dura ininterrottamente dal 14 novembre al 29 gennaio.

magica_10-09

magica_10-10

Lasciamo il molo di Longyearbyen verso le 13 per dirigerci, con una spettacolare navigazione turistica nell’ampio Isfjord verso l’insediamento di Barentsburg.

magica_10-11

magica_10-12

magica_10-13

magica_10-14

magica_10-15

Barentsburg è affacciato sul Grønfjord e si trova a poco più di 50 km da Longyearbyen, ma non esistono strade che colleghino i due insediamenti. È un villaggio minerario di circa 500 abitanti, tutti provenienti dalla Russia e dall’Ucraina. La presenza russa alle Svalbard discende dalle clausole del Trattato di Spitsbergen firmato il 9 febbraio 1920, che istituendo l’arcipelago come area demilitarizzata e attribuendone la piena sovranità alla Norvegia, garantiva però ai firmatari dell’accordo di potere sfruttare economicamente il territorio. Tra tutti i firmatari (tra i quali compariva anche l’Italia), soltanto l’Unione Sovietica fece valere i propri diritti, fondando sulle isole alcuni insediamenti finalizzati allo sfruttamento minerario delle ricche risorse di carbone. Barentsburg è l’ultimo di questi insediamenti ancora attivo ed è una piccola enclave russa nel territorio delle Svalbard. Se vi capiterà di andarci o anche soltanto di transitare nelle acque del fiordo prospiciente, date un’occhiata al vostro cellulare, vedrete che si collegherà ad un operatore russo di telefonia mobile!

magica_10-16

magica_10-17

magica_10-18

magica_10-19

magica_10-20

Nel pomeriggio lasciamo l’Isfjord, transitando presso la stazione radio di Kapp Lime. Proseguiamo poi verso sud costeggiando a distanza le coste di Spitsbergen.
Il tempo, così sereno e limpido al mattino, è andato gradualmente peggiorando: già durante il nostro transito di fronte a Barentsburg si era fatto coperto; ora, mentre ci dirigiamo verso sud, peggiora ancora, mentre diminuisce anche la visibilità. Il mare però rimane ancora assolutamente calmo: liscio e fermo come fosse un lago, popolato da numerosissimi uccelli di diverse specie.
Le cose cambiano quando verso sera giungiamo al traverso del capo meridionale di Spitsbergen: il vento rinforza arrivando a tratti a 120 km/h, la temperatura scende a valori molto vicini allo 0, dalle nuvole basse e grigie scendono fiocchi di neve, il mare naturalmente si ingrossa tra molto mosso e agitato.

21 giugno: Honningsvåg (Norvegia)

Il maltempo prosegue per gran parte della notte, soltanto verso mattino il tempo inizia a dare i primi, timidi segni di miglioramento. In piena notte la nave transita nelle vicinanze dell’Isola degli Orsi, che risulta però completamente invisibile per la scarsa visibilità e perché il transito in questa occasione non è stato molto ravvicinato.
Nel pomeriggio, verso sud, dritto di prua inizia a delinearsi l’inconfondibile profilo di Capo Nord con le sue alte scogliere.

magica_11-01

magica_11-02

Il nome gli fu attribuito nel 1553 dall’esploratore inglese Richard Chancellor, transitato in questi luoghi durante la ricerca del cosiddetto passaggio a nord-est. In realtà però quello che noi conosciamo come Capo Nord non è affatto il lembo di terraferma più a nord d’Europa: a poca distanza infatti, verso ovest e ben visibile da Capo Nord, il promontorio di Knivskjellodden lo supera anche se di poco. Capo Nord si trova infatti a 71° 10′ 21″ latitudine nord, mentre capo Knivskjellodden si trova a 71° 11′ 08″ N. A parte questo dettaglio, entrambi i capi non fanno parte della terraferma, ma sono su di un’isola, che si chiama Magerøya (che in italiano significa isola dei pascoli magri). Il primato di punto più a nord della terraferma europea dovrebbe spettare dunque a un altro capo, sconosciuto ai più, situato sulla penisola di Nordkyn, 20 km a nord del villaggio di Mehamn: capo Kinnarodden (71° 08′ 02″ N). Ma tutto questo poco importa. Troppo suggestiva la ripida e imponente scogliera di Capo Nord e troppo radicata la tradizione che fa di essa un luogo mitico, una meta simbolica, perché qualche secondo di grado di latitudine in più o in meno possa fare la differenza.
Costeggiamo le scogliere di Capo Nord imboccando il vasto Porsangerfjord, quindi accostiamo verso destra aggirando in parte l’isola di Magerøya, fino a trovarci davanti all’insenatura su cui si affaccia la cittadina di Honningsvåg (dal nome stranamente dolce per questi luoghi così aspri e arcigni di: baia riparata del miele).

magica_11-03

magica_11-04

Gettata l’ancora, iniziano le procedure per lo sbarco con le lance; noi saremo tra gli ultimi a scendere, per via del secondo turno di cena, ma avremo il privilegio di essere a Capo Nord proprio per mezzanotte. In questa occasione ll’organizzazione della nave lascia un poco a desiderare, mostrando qualche pecca: solita trafila, soliti numerini adesivi per i pullmann, però, arrivati a terra, scopriamo che i numerini sono del tutto inutili, che il pullmann con il nostro numero è già partito da tempo e che basta mettersi a sedere sul primo pullmann che capita. Restiamo un po’ perplessi… Saliamo in pullmann e facciamo il tragitto con il solo autista, senza alcun accompagnatore, senza nessuno che dica, per il ritorno, dove e a che ora sia il punto di ritrovo… al ritorno stessa situazione confusa, per fortuna che a Capo Nord è davvero difficile che qualcuno si perda, perché altrimenti…
Comunque, a parte questo piccolo inconveniente, ci inoltriamo sul desolato altopiano, popolato da numerosissime renne al pascolo, che precede Capo Nord. Lungo il tragitto sosta d’obbligo al piccolo accampamento Sami, palesemente a uso dei molti turisti che percorrono questo itinerario.

magica_11-05

magica_11-06

Ed ecco finalmente il Capo, con la struttura metallica che ricorda il globo terrestre immortalata in innumerevoli scatti fotografici.

magica_11-07

magica_11-08

Ed eccoci a mezzanotte in punto sulla terrazza del centro visitatori, che conserva ancora abbondanti tracce di neve, affacciata sul vasto Mare Glaciale Artico: il cielo purtroppo è nuvoloso; la presenza del sole di mezzanotte la possiamo soltanto intuire da un vago chiarore tra le nubi.

magica_11-09

Poco prima delle 2 siamo di ritorno in nave. Il percorso verso Hammerfest è breve, la raggiungeremo in poche ore di navigazione. Peccato che questa navigazione avvenga durante la notte, perché il percorso, che si dipana tra la terraferma e una serie di isole, molto bello e spettacolare, è lo stesso del famoso battello postale norvegese.

22 giugno: Hammerfest (Norvegia)

Giungiamo ad Hammerfest di primo mattino, il cielo è coperto e piove a tratti. La nave ha attraccato al molo 9 di Fuglenes, non vicinissimo al centro città. È disponibile un servizio di navetta a pagamento, ma, visto che ha smesso di piovere, decidiamo di andare a piedi per gustarci meglio il panorama. Con una tranquilla passeggiata di circa 20 minuti raggiungiamo il centro.

magica_12-01

magica_12-02

Hammerfest si fregia del primato di città più a nord del mondo, titolo che contende con Honningsvåg, presso Capo Nord, e con Barrow in Alaska. In realtà il problema connesso all’attribuzione di questo primato è legato a che cosa si intenda precisamente per città. In tutti e tre i casi più che di città si tratta di centri abitati che potrebbero al massimo essere dei grossi villaggi, Hammerfest è più a sud degli altri due, ma è la più popolosa con oltre 5000 abitanti… questo fatto le conferisce un certo vantaggio… certo che, nonostante tutto, 5000 abitanti sono un po’ pochi per definirla una città…
Hammerfest non offre molto ai visitatori: il padiglione per concerti all’aperto, l’Isbjørnklubben (Antica reale società dell’orso polare) e poco altro. Approfittiamo di una breve schiarita per raggiungere il punto panoramico di Salen, in alto alle spalle del centro abitato.

magica_12-03

In porto ad Hammerfest insieme a Magica è ormeggiata Saga Ruby.

magica_12-04

magica_12-05

La nave lascia Hammerfest a metà giornata con una gradevole navigazione tra le numerose isole che proteggono la baia, poi, giunta in mare aperto, fa rotta verso sud-ovest costeggiando a distanza la terraferma norvegese.

23 giugno: navigazione

Durante le prime ore del mattino navighiamo lungo le coste occidentali, dapprima delle isole Vesterålen, poi delle Lofoten. A metà mattinata lasciamo alla nostra sinistra gli isolotti più meridionali dell’arcipelago per dirigerci sempre più a sud.

magica_13-01

Queste isole più meridionali dell’arcipelago delle Lofoten hanno un insospettato e poco conosciuto collegamento con l’Italia, anzi, in particolare con Venezia: sono legate alla incredibile avventura occorsa nel XV secolo al patrizio e mercante veneziano Pietro Querini. Egli salpò a bordo della sua nave dall’isola di Creta, con un carico di merci e con 68 uomini di equipaggio il 25 aprile 1431, diretto verso le Fiandre. Superato lo stretto di Gibilterra, fecero scalo a Lisbona, dove la nave fu sottoposta a riparazioni per un banale guasto al timone. Lasciarono il Portogallo e fecero rotta verso nord per doppiare capo Finisterre: in quel luogo il 14 settembre furono investiti da una violenta tempesta, il timone, mal riparato, cedette e la nave in balia delle onde e del vento fu disalberata, per mesi fu trasportata verso nord alla deriva.
A metà dicembre Querini e il suo equipaggio furono costretti ad abbandonare la nave ormai semiaffondata e si imbarcarono su due lance. Di una delle due lance si persero le tracce, la seconda, con a bordo Querini, riuscì invece a raggiungere fortunosamente l’isolotto disabitato di Sandøy il 14 gennaio 1432. Querini insieme ai 16 compagni superstiti, ormai quasi allo stremo delle forze, riuscirono a sopravvivere per 11 giorni senza cibo ed esposti al freddo e alle intemperie, finché furono provvidenzialmente avvistati dai pescatori abitanti nella vicina isola di Røst, che li ospitarono e li aiutarono a fare ritorno a casa.
Querini ripartì dalle isole Lofoten il 14 maggio, portando con sé 60 stoccafissi che vendette a Bergen per pagarsi il viaggio di ritorno. Arrivò a Venezia il 12 ottobre 1432, portando con sé l’idea di avviare un commercio di pesce essiccato con quelle terre lontane: da quel remoto naufragio e dall’iniziativa commerciale del suo protagonista ebbe origine l’uso del merluzzo salato o essiccato nella cucina e nella cultura gastronomica della repubblica di Venezia. Un’eredità che è giunta fino ai nostri giorni…
Lasciate le isole Lofoten, la nostra navigazione procede tranquilla, su una rotta verso sud-ovest a una distanza di circa 40-50 km dalla costa norvegese. La temperatura durante il giorno non supera i 10 gradi, il mare, inizialmente ancora mosso diviene calmo in serata.

24 giugno: Molde e Åndalsnes (Norvegia)

Arriviamo a Molde di primo mattino, per questa prima parte della giornata abbiamo prenotato l’escursione: “La via dell’atlantico fino a Bud”. Lasciamo la nave alle 8 e, in pullmann, facciamo un breve tour per la cittadina di Molde; poi ci inoltriamo nel vasto polmone verde che circonda la città, salendo fino al punto panoramico di Varden. Da qui si gode di un bel panorama sulla città, dove è ormeggiata ben visibile la nostra nave, e sul vasto Moldefjorden.

magica_14-01

magica_14-02

Quindi ci dirigiamo verso la costa atlantica, attraversando una zona molto verde costellata di piccoli insediamenti rurali. In meno di un’ora arriviamo all’intersezione con la strada nazionale 64, conosciuta come Atlanterhavsveien.

magica_14-03

Si tratta di un breve tratto, di soli 8,3 km, parte del percorso stradale di collegamento tra Molde e Kristiansund, che unisce con un’ardita serie di ponti e viadotti una serie di piccole isole. Il collegamento, costruito tra il 1983 e il 1989, è composto di otto ponti principali, il più importante dei quali è lo Storseisundet Bridge, lungo 260 metri e alto 23 metri.

magica_14-04

magica_14-05

Terminiamo la nostra escursione con una visita al villaggio di pescatori di Bud e al suo complesso difensivo, parte del cosiddetto Vallo Atlantico, costruito dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale come linea difensiva contro l’attesa invasione degli alleati.

magica_14-06

magica_14-07

magica_14-08

magica_14-09

Ritorniamo verso Molde, giungendo alla nave poco oltre l’orario previsto per la partenza; ben presto ci rendiamo conto che altri pullmann sono ben più in ritardo di noi: così la nave parte, anziché alle 11.30 come previsto, con circa un’ora di ritardo.

magica_14-10

magica_14-11

L’orario di arrivo previsto ad Åndalsnes è alle 13.30. Ci chiediamo se ci saranno ripercussioni sui programmi per il pomeriggio, ma all’ufficio informazioni non sanno nulla, mentre l’ufficio escursioni è chiuso. Per il pomeriggio abbiamo prenotato l’escursione: “Nella regione di Romsdal in treno”. Ci rechiamo al punto d’incontro, ma anche qui nessuno sa niente, se non che siamo in ritardo: cosa peraltro abbastanza evidente. Attraccata la nave in banchina, attendiamo di potere sbarcare. Finalmente alle 14,10 ci fanno sbarcare, scendiamo a terra e ci dirigiamo verso il punto dove le guide attendono i partecipanti alle escursioni. Qui veniamo subito a sapere che l’escursione è stata annullata, perché, a causa del ritardo della nave, il treno che ci avrebbe dovuto condurre in escursione era già partito.
Certo, sono cose che possono capitare. Però ci restiamo un po’ male. La cosa che personalmente mi lascia più perplesso è il fatto che l’organizzazione dell’ufficio escursioni abbia lasciato che tutto procedesse come niente fosse (ben sapendo invece come stavano le cose), delegando alle guide locali (quattro povere ragazze che non sapevano che dire…) l’onere di comunicare l’annullamento dell’escursione ai partecipanti e guardandosi bene dal farsi vedere in giro. Credo invece che un buon tour manager proprio in occasioni come queste deva dimostrarsi presente, anche a costo di essere preso a pesci in faccia da qualche “escursionista” un po’ alterato (… e ce n’erano … eccome se ce n’erano!).
A questo punto non ci resta che fare una passeggiata per Åndalsnes, dove abbiamo la possibilità di appurare definitivamente e incontrovertibilmente, che non c’è assolutamente nulla di interessante da fare o da vedere.
L’unica nota positiva riguarda il tempo, che migliora inaspettatamente, regalandoci un caldo e soleggiato pomeriggio.

magica_14-12

magica_14-13

magica_14-14

magica_14-15

Nel tardo pomeriggio lasciamo Åndalsnes per iniziare una lunga e piacevole navigazione nel fiordo. Navigazione che si protrae anche in serata, quando abbiamo l’opportunità di goderci lo spettacolo durante la cena al ristorante Club Vicenza, comodamente seduti al nostro tavolo, strategicamente collocato dietro una delle panoramiche vetrate. Da qui assistiamo al transito della nave proprio davanti alla bella città di Ålesund.

25 giugno: Bergen (Norvegia)

Bergen ancora una volta conferma la sua fama di città piovosa e ci accoglie con un cielo imbronciato che non promette nulla di buono.

magica_15-01

Neanche il tempo di mettere il naso fuori dalla nave e siamo investiti dal primo acquazzone… Per fortuna siamo attrezzati con scarpe e indumenti adatti; anche se, quando la pioggia è così intensa, c’è poco da fare…
Vista la brutta giornata e la presenza di nubi basse, scartiamo subito l’ipotesi di salire al punto panoramico con la funicolare Fløybanen. Ci limiteremo a una passeggiata nel centro e a un po’ di shopping.
La zona del vecchio porto e l’antico quartiere anseatico di Bryggen sono sempre suggestivi e meritano in ogni caso una visita.

magica_15-02

magica_15-03

magica_15-04

magica_15-05

magica_15-06

magica_15-07

magica_15-08

magica_15-09

Nel pomeriggio, dopo l’ennesimo rovescio di pioggia, decidiamo di fare ritorno in nave. Lasciamo il posto in orario, preceduti di poco dalla Eurodam di Holland America.

magica_15-10

magica_15-11

magica_15-12

26 giugno: navigazione

Ultimo giorno di navigazione. Il sole e il bel tempo ci accompagnano mentre doppiamo il capo di Skagen, estremità settentrionale della Danimarca: ammirando le lunghe dune bianche e l’alto faro.
Poi… la tristezza ha il sopravvento. Anche questa crociera si avvia al termine. Non resta che affidarsi al mesto rituale della preparazione dei bagagli per il viaggio di rientro a casa.

27 giugno: Kiel (Germania)

Arriviamo a Kiel in perfetto orario. Operazioni di sbarco molto veloci. Recuperato il bagaglio andiamo alla vicina stazione ferroviaria.

Abbiamo deciso di concludere in bellezza la crociera approfittando di questa ultima giornata per visitare la non lontana città di Lubecca. La scelta si dimostra azzeccata: la giornata è calda e con un bellissimo sole, l’antica città anseatica molto bella e suggestiva.

Una passeggiata in centro lungo la Breite strasse:

lubecca_01

La famosa casa dei Buddenbrook dell’omonimo romanzo di Thomas Mann:

lubecca_02

L’immensa Marienkirche:

lubecca_03

Alcune foto panoramiche fatte dalla sommità della chiesa di S. Pietro:

lubecca_04

lubecca_05

lubecca_06

Uno dei canali che circondano la città:

lubecca_07

E per finire la notissima Holstentor:

lubecca_08

In serata con un breve spostamento ad Amburgo, prendiamo il nostro vagone letto e nella tarda mattinata del giorno dopo siamo a casa.

 

Autore: Roberto B.

Condividi questo post su

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam