“Spiagge di sabbia bianca, natura lussureggiante, mare stupendo, isole incantate”
La MSC presentava così la crociera pre-pasquale della MSC Orchestra … posso confermare che quanto promesso è stato pienamente mantenuto.
La crociera è stata veramente molto bella e le 7 isole in cui abbiamo fatto scalo sono senza dubbio tra le migliori delle Antille. Il meteo ha sicuramente contribuito a rendere la vacanza indimenticabile, con tanto sole e caldo per tutta la settimana.
Ogni giorno la nave si è fermata in porto dalle prime ore del mattino a pomeriggio inoltrato o sera, quindi questo viaggio è stato caratterizzato da tantissimi Caraibi, ore ed ore passate a terra, pochissima navigazione e vita di bordo ridotta ai minimi termini. Il servizio MSC, per quanto ho potuto constatare, non ha deluso le elevate aspettative che avevo maturato dalle passate esperienze.
Unico grande (per non dire immenso) aspetto negativo, la gestione dei trasferimenti e la logistica all’aeroporto ed al terminal crociere di Fort de France.
Ma avrò modo di dettagliare il tutto nel proseguo del diario. Per adesso alcune foto per stuzzicare l’appetito !!
PREMESSA
Ed eccomi qui a rivivere con voi la crociera appena passata sulla MSC Orchestra, bellissima nave su cui non ero mai salito prima.
L’attesa della partenza questa volta è stata veramente lunga, avendo prenotato in agosto dello scorso anno. D’altronde partire in 4 persone (due adulti e due bambine di 6 e 10 anni) in una crociera che include giorni di vacanza pasquale è possibile solo prenotando con largo anticipo. In effetti dopo la mia prenotazione tramite agenzia classica, ho notato che le quadruple sono andate sempre scarseggiato ed i prezzi sono sempre aumentati. La promozione che ho sfruttato si chiama Prezzo Leggero, col secondo passeggero che ha pagato la metà (solo sulla quota crociera) e i bambini che hanno pagato solo volo e quota di iscrizione. In più ho aggiunto la quota assicurativa che secondo me è imprescindibile viaggiando con dei bambini. Il pacchetto Fly & Cruise comprende il volo aereo e i trasferimenti dall’aeroporto al porto e viceversa.
Una esperienza nel complesso sicuramente molto positiva sotto gran parte degli aspetti, in primo luogo per l’itinerario
Sette isole in sette giorni, con arrivi la mattina presto e sbarchi nel tardo pomeriggio o in serata consentono di vivere i Caraibi nel modo migliore, ovvero in piena tranquillità senza correre e con tantissime ore a disposizione da passare in spiaggia, in mezzo alla natura oppure in nave senza dover rinunciare proprio a niente. Noi abbiamo optato per la permanenza a terra per più tempo possibile in ogni scalo, scendendo la mattina all’arrivo della nave e risalendo poco prima della partenza. Una settimana di vacanza passa quasi senza accorgersene, quindi viverla intensamente è il modo migliore per farla diventare indimenticabile. Come al solito l’organizzazione delle escursioni è stata tutta curata in proprio ed è riuscita alla perfezione, anche grazie ai consigli di chi mi ha preceduto in questa crociera.
A parte Trinidad, ero già stato in tutte le isole dell’itinerario, alcune in tempi recenti come Grenada e Dominica in cui ho fatto sosta lo scorso anno con la Celebrity Summit, a Guadalupa e Martinica ero stato 3 anni fa con la Costa Luminosa mentre l’ultima visita a Barbados e St. Lucia risale ad una decina di anni fa. Ma queste isole offrono talmente tante possibilità che ogni volta c’è sempre qualcosa di diverso da fare ed ogni volta il tempo passa molto piacevolmente. Alcune isole sono il top per mare e spiagge, altre hanno una connotazione tipicamente tropicale con una natura lussureggiante ed un verde quasi accecante, altre sono vulcaniche con panorami mozzafiato e fondali marini ricchissimi, che quest’anno ho potuto fotografare con la Go-Pro, anche se i risultati sanciscono che devo ancora familiarizzare parecchio con questro attrezzo infernale!
La buona riuscita della crociera è stata favorita anche dal meteo. La fine di marzo si conferma un ottimo periodo per i Caraibi, essendo ancora nel pieno della stagione secca che dura fino a maggio. In tutte le isole temperature variabili da 28 a 33 gradi con un bel caldo secco senza troppa umidità. Questo ha sicuramente limitato la presenza delle zanzare visto che dove siamo stati noi non ne abbiamo vista nemmeno una. Eravamo partiti dall’Italia con i repellenti Deet50 visto che quasi ovunque sono diffusi Dengue, Chikungunya e Zika, ma per fortuna non è stato necessario utilizzarli. Gli acquazzoni titpici dei Caraibi si sono concentrati ogni giorno nelle prime ore della giornata per poi sparire completamente e lasciare posto al solleone. La temperatura del mare è stata ovunque molto gradevole per fare il bagno, il mare in navigazione è sempre stato calmo, con un po’ di onda lunga tra Dominica e Grenada che però non ci ha infastidito più di tanto.
IL VIAGGIO DI ANDATA
Per raggiungere Fort de France, capitale di Martinica e porto di imbarco, MSC si affida a Meridiana una compagnia che se posso evito visto che in passato ho avuto più di un disagio, ma purtroppo al momento della mia prenotazione veniva venduto solo il pacchetto con volo e non era quindi possibile arrivare nella bellissima Martinica in autonomia, magari qualche giorno prima della crociera. La partenza del volo IG3582 da Milano Malpensa è prevista alle 14:05 quindi arriviamo in aeroporto 3 ore prima come da istruzioni riportate sui biglietti. Il check-in è abbastanza veloce, consegnamo le valige senza che ci venga contestato il peso eccessivo (circa 25 kg contro i 20 da biglietto) forse perchè ne avevamo solo due al posto delle 4 che ci spettavano.
Dopo una lunga camminata nell’aeroporto ci accomodiamo nei pressi del gate di imbarco.
L’aereo è un Boeing 767-300 ex Air Itay da circa 300 posti in discreto stato…
… con un buon spazio per le gambe ma del tutto privo di dispositivi di intrattenimento individuale. Gli unici monitor sono sopra il corridoio, si vedono abbastanza sbiaditi e l’audio non è il massimo (per lo meno nel mio sedile). In dotazione una coperta con cuscino e delle cuffie. La temperatura a bordo aereo è comunque ottima.
A bordo viene servito un pranzo abbastanza misero ma accettabile …
… ed una merenda prima dell’arrivo. Ogni tanto passavano con le bevande. Il volo trascorre abbastanza piacevolmente e grazie ai venti favorevoli la durata sarà didi circa 9 ore, una in meno del previsto. Questa leggera modifica della tabella di marci manderà però in tilt l’aeroporto di Fort de France, che si è rivelato assolutamente inadeguato sotto ogni aspetto.
Arriviamo infatti contemporaneamente ad un Boeing 747 di Air France proveniente da Parigi con altri crocieristi MSC e non essendoci più finger liberi ci dirottano in un piazzale. La discesa dall’aereo avviene a turni di 50 persone ogni 10 minuti visto che c’è solo un piccolo pullman che fa la spola avanti e indietro con l’ingresso dell’aeroporto. Ci vogliono quindi 50 minuti per liberare l’aereo dai passeggeri. Si prosegue con un lentissimo controllo passaporti operato da sole due persone e poi una ulteriore lunga attesa per recuperare i bagagli dal nastro. Dopo aver aspettato che tutti i passeggeri avessero il proprio bagaglio siamo usciti a piedi dall’aeroporto e li abbiamo caricati sul pullman. Il tragitto verso il porto è breve, ma scesi dal pullman è ricominciata la tiritera del recupero bagagli che abbiamo dovuto portare fino all’ingresso del porto dove poi venivano, finalmente, presi in consegna dagli addetti MSC che, ad onor del vero, saranno poi velocissimi a portarceli in cabina.
Sotto questo aspetto la gestione bagagli di Costa (che li recapita direttamente in cabina dopo aver fatto check-in) è mille volte meglio.
La MSC Orchestra è a pochi passi da noi …
… ma manca ancora un ultimo sforzo per il check-in che avviene all’aperto con un caldo infernale per chi come noi aveva ancora addosso i vestiti invernali. Anche qui l’attesa è piuttosto lunga, ma alle 20:45 circa riusciamo a guadagnare il portellone della nave!
Appena in tempo per andare in cabina a prendere i giubbotti di salvataggio per l’esercitazione di emergenza delle 21:00 che viene svolta, per fortuna velocemente, nel salone Savannah comodamente seduti.
Volendo era comunque possibile partecipare all’esercitazione anche il giorno seguente a Guadalupa, anch’esso porto di imbarco. Terminata l’esercitazione, abbastanza stremati, andiamo al buffet (volendo era aperto anche il ristorante oltre l’orario normale a causa dell’esercitazione) e mangiamo qualcosa prima di andare al ponte 13 a dare un’occhiata all’esterno.
La serata a Fort de France è calda e gradevole …
… e sul ponte piscine sta per iniziare la Festa Tropicale …
… a cui noi non parteciperemo in quanto molto molto stanchi, non tanto per il volo quanto per tutto il procedimento post atterraggio. Naturalmente non immaginiamo minimamente che quello che abbiamo passato sarà nulla rispetto alla vera e propria Odissea del viaggio di ritorno.
Ma per adesso tutte le energie e l’entusisamo sono per la vacanza che ha avuto finalmente inizio. Alle 23:00 in punto la nave molla gli ormeggi e dopo qualche ora di sonno ci aspetterà la prima giornata caraibica a Guadalupa.
LA NAVE
Non mi dilungherò molto sulla descrizione della nave per due motivi. Il primo perchè è una nave già ben conosciuta e descritta minuziosamente in numerose recensioni, il secondo perchè l’abbiamo vissuta talmente poco che è difficile farsi un’opinione consolidata. Per dare un’idea della nostra vita sulla nave basti pensare che scendavamo sempre alle 8:30/9 del mattino dopo colazione, rientravamo quasi al tramonto (17:30/18:00) e le prime due sere, anche per colpa del fuso orario, siamo andati a letto verso le 20:30. Abbiamo poi lievemente allungato gli orari col trascorrere dei giorni fino ad arrivare all’ultima sera quando abbiamo resistito addirittura fino alle 22!
La MSC Orchestra è una nave di classe Musica varata nel 2007 ed all’interno della flotta MSC rientra tra quelle di medie dimensioni. Qua sotto la vediamo ormeggiata nel porto di St. Lucia.
L’occupazione massima è di circa 3mila passeggeri e nella settimana 19/26 marzo ha sicuramente fatto registrare il tutto esaurito. L’occupazione a bordo, desunta dai voli di collegamento con l’Europa, può essere così schematizzata: circa 300 italiani (praticamente tutti quelli del “famigerato” volo Meridiana), 200 tedeschi (volo Condor da Francoforte), un migliaio di francesi su tre voli Air France, uno Corsair e un Air Caraibes da Parigi, alcuni inglesi (imbarcati a Barbados), un gruppo di portoghesi ed almeno 1.500 persone originarie delle Antille Francesi. A bordo sono presenti parecchie famiglie con bambini, ragazzi adolescenti e qualche neonato, coppie di mezza età ed una formula che noto essere sempre più in voga: mamma con figlia oppure nonna, mamma e figlia. Mariti e fratelli a casa!
La manutenzione generale della nave mi è sembrata buona, così come la pulizia degli ambienti comuni è stata impeccabile nello stile che caratterizza MSC. A me gli interni sono piaciuti molto, caratterizzati da colori tenui e sobri, arredamenti eleganti e tantissime lucine led nei soffitti. Alcuni bar e il salone di poppa Shaker Lounge mi sono sembrati però un po’ troppo bui. Belle le scalinate a centro nave che uniscono i tre ponti interni (5, 6 e 7) che racchiudono tutte le aree comuni. Non sono presenti ascensori panoramici.
Nei ponti esterni, il lido principale, completamente scoperto, è al ponte 13 con due grandi piscine e quattro vasche idromassaggio.
A prua si trovano la Spa e la Palestra mentre a poppa c’è il buffet. Ho appurato che la gestione teli è stata modificata rispetto alla mia ultima esperienza, mutuando il pessimo sistema in precedenza inaugurato da Costa Crociere. Quindi teli solo in cabina e niente più towel station a bordo piscina. L’unica volta che le bambine hanno voluto fare il bagno in piscina avevamo i teli bagnati dalla giornata in spiaggia e per averne degli asciutti ho dovuto fare richiesta alla reception ed attendere in camera l’arrivo dei nuovi. In tutto se ne sono andati 30 minuti e la voglia di fare il bagno. Mi hanno spiegato che questa modalità è stata introdotta perchè la gente imboscava in valigia quei terribili teli arancioni prima di scendere. Sarebbe quasi da non credere … ma purtroppo potrebbe essere la verità.
L’intrattenimento per bambini e ragazzi è concentrato a poppa del ponte 14 col miniclub, il teen club, la discoteca, la sala giochi, alcuni castelli da arrampicata ed una pozzanghera per i neonati. Lo shuffleboard e il minigolf sono al ponte 14 mentre il campo sportivo polivalente è al ponte 15. Per la cronaca, non abbiamo utilizzato nulla di tutto ciò.
La presenza di un lido centrale immenso sacrifica naturalmente la zona di poppa, che è praticamente inesistente se non per una fila di tavoli all’aperto in fondo al buffet.
Ai lati della poppa ci sono due scalinate lunghe per tutta l’altezza della nave che volendo possono essere utilizzate anche con degli sdrai. Si tratta di una zona abbastanza appartata dove è piacevole gustarsi in completa traquillità le partenze dai porti .. come anche noi abbiamo fatto dopo Trinidad.
Anche il ponte 7 ai lati della nave è calpestabile, ma stranamente non c’erano ne sedie ne panche. Di certo non mi aspettavo i letti trovati sulla Celebrity Summit, ma almeno qualcosa per sedersi ad ammirare il mare avrebbe fatto comodo.
La nostra cabina, n. 5006 (esterna fantastica) è a tutta prua sul lato di dritta. E’ molto comoda perchè vicina agli ascensori, al teatro, si raggiunge velocemente il ristorante Villa Borghese e l’uscita a terra dal ponte 4 è immediata. Di notte è assolutamente tranquilla e silenziosa mentre si sente abbastanza il rumore dei thruster quando la nave manovra nei porti. Noi ci svegliavamo sempre prestissimo quindi questo non ha influito ma in altre situazioni ammetto che la cosa potrebbe dare un po’ fastidio.
I SERVIZI DI BORDO
Servizi Alberghieri
Come nelle precedenti crociere MSC, i servizi alberghieri si sono rivelati assolutamente eccellenti sia per lo stato manutentivo della cabina, come già detto, sia per la pulizia della stessa. Avendo optato per la formula “Fantastica” la cabina veniva rifatta 2 volte al giorno e volendo potevamo ordinare la colazione in camera, cosa che però non abbiamo mai sfruttato. Quello che è mancato completamente in cabina sono le piccole “coccole” che fanno sempre piacere … a parte il cesto di frutta del Voyagers Club ad inizio crociera ed il Daily sul letto ogni sera, mai una volta che ci fosse un cioccolatino, un wafer, un pupazzetto fatto con gli asciugamani o qualcosa di sorprendente. Naturalmente borsina, ombrello, accappatoi e prodotti da bagno sapevo già che non li avrei trovati … mica siamo su Celebrity !!!
Ristorante
Gli orari di cena sono a dir poco pessimi per una famiglia con bambini piccoli … primo turno alle 18:30 (troppo presto) e secondo turno alle 21:00 (troppo tardi). Ci era stato assegnato il secondo turno ma grazie alla formula Fantastica sono riuscito a farmi spostare al primo in un tavolo da 4. In questo modo, con l’autorizzazione del maitre, siamo potuti arrivare per le 19:00 e cenare molto velocemente in poco meno di un’ora. Sono stato molto contento del fatto che siano venuti incontro alle nostre necessità con tanta efficienza ed elasticità. Nel corso della settimana ci sono state due serate di gala, nella seconda è passato in parata tutto lo staff del ristorante. Tutto molto sobrio comunque. Infine, non ho mai utilizzato il ristorante a pagamento Shangai con cucina asiatica, dove volendo era possibile fare l’aperitivo a 5 euro.
Gastronomia Ristorante
Menu tipicamente mediterraneo con antipasti, zuppe, primi, secondi e dolce. Ogni sera era possibile scegliere anche tra una selezione di 3 piatti della cucina caraibica/creola e tra alcune pietanze base sempre disponibili come penne al pomodoro, formaggi, bistecca, ecc. Frutta, gelato e sorbetto sempre disponibili in aggiunta ai dolci principali. Nessuna firma o menu di chef stellati, ma la qualità delle pietanze che abbiamo ordinato è stata ottima nelle serate di gala e molto buona le altre volte. Solamente la seconda sera ci siamo alzati non del tutto soddisfatti.
Buffet
Non male il buffet … ma il confronto con l’Oceanview di Celebrity è a dir poco impietoso. E’ forse questa la differenza più lampante (in negativo) rispetto alla crociera caraibica dello scorso anno. A colazione la varietà di piatti dolci, salati e frutta (non tropicale) è stata comunque elevata, ma ogni giorno si ripeteva identica senza variazioni sul tema. Ad ogni modo non ci facevamo mancare niente …
… anche se per mangiare il salmone bisognava per forza andare a far colazione al ristorante, cosa che io proprio non sopporto, quindi sono stato senza. La frutta era disponibile in una isola solo all’entrata mentre tutto il resto era in linea, primi, secondi, contorni, dolci e la tavola mediterranea con salumi, mozzarelle e formaggi. Di lunghe file non ne ho mai viste e devo ammettere che non mi sono accorto nemmeno di grandi sprechi. Di certo i passeggeri locali avevano una gran appetito perchè ho visto mangiare quantità inimmaginabili.
Da bere, oltre all’acqua, erano disponibili a colazioni tre tipi di succhi di frutta, acqua, latte e caffè. Il buffet resta aperto per tutta la giornata fino a notte fonda, così come gli erogatori di acqua fredda e bollente. E’ sempre possibile prepararsi un the o un infuso. La pizza è molto buona e disponibile gratuitamente per tutta la giornata in almeno tre gusti: margherita, salame piccante ed uno variabile ogni giorno. Deludente il grill con hamburgher, hot dog e patatine che a pomeriggio era chiuso, sostituito da tramezzini e sandwich. Inoltre l’area grill era del tutto sguarnita di verdure e di condimenti. Solo ketchup, maionese e salse varie. Completamente assenti anche gli angoli etnici (sushi, stir fry, mexican, ecc.) che mi avevano tanto deliziato sulla Summit. Ad ogni modo, le tre volte in cui siamo andati al buffet al di fuori della colazione, ovvero la cena del primo giorno, la cena dopo la incredibile giornata a St. Lucia ed il pranzo della giornata a Dominica, abbiamo sempre mangiato tanto e bene.
Bar
Come sempre i bar sono una meta da noi poco frequentata. Abbiamo comprato il pacchetto acqua che qui costa 31,05 euro (15% di servizio incluso) per 14 bottiglie da 1 litro. Stop. Per gli amanti del vino c’è un apposito bar chiamato La Cantinella dove è possibile fare degustazioni di vini pregiati.
Intrattenimento
Trascorrendo una media di 9 ore al giorno fuori dalla nave, l’intrattenimento non è stato sicuramente il fattore che ha contribuito a rendere indimenticabile questa crociera. I locali che abbiamo vissuto di più sono stati il teatro Covent Garden a poppa (orari 19:30 e 21:15), dove abbiamo visto un paio di spettacoli piacevoli, tra cui Grease ed il salone Savannah dove si esibivano un duo latino ed un’orchestrina e dove si svolgevano i balli di gruppo e le varie lezioni di Rumba, Bachata, Cha cha cha, ecc. La sala è disseminata di stutue di ghepardi che facevano impazzire la mia bambina più piccola.
In questa crociera non ho messo stranamente piede nel casino e come al solito le mie figlie non hanno nemmeno voluto vedere la porta di ingresso del miniclub!
In conclusione, una nave elegante poco sfarzosa e senza effetti wooow o esagerazioni alla Farcus, ma sin da subito vivibile ed accattivante. Un servizio complessivo in nave sicuramente di alto livello da parte di MSC, con qualche piccola sbavatura rispetto al passato, ma non così grave da comportare una valutazione negativa.
INFORMAZIONI SULL’ITINERARIO DELLA CROCIERA
Dopo questa veloce premessa arriviamo al dunque di questa crociera … i Caraibi … i veri e propri protagonisti del nostro viaggio, con una selezione di isole tra le migliori dell’arcipelago delle Piccole Antille. Solitamente non mi piace fare voli intercontinentali per permanenze di una sola settimana, ma in questo caso ne è valsa proprio la pena perchè la settimana è stata molto intensa, abbiamo vissuto e ci siamo goduti ogni minuto trascorso a terra ed alla fine dei giochi siamo stati tutti molto contenti, comprese le bambine che si sono divertite tantissimo.
La MSC Orchestra, sotto la guida del Comandante Mario Stiffa, ha seguito questo itinerario e questi orari:
FORT DE FRANCE (MARTINICA) – PARTENZA ORE 23:00
POINTE A PITRE (GUADALUPA) – ARRIVO ORE 8:00 – PARTENZA ORE 21:00
CASTRIES (ST. LUCIA) – ARRIVO ORE 8:00 – PARTENZA ORE 18:00
BRIDGETOWN (BARBADOS) – ARRIVO ORE 8:00 – PARTENZA ORE 20:00
PORT OF SPAIN (TRINIDAD) – ARRIVO ORE 9:00 – PARTENZA ORE 17:00
ROSEAU (DOMINICA) – ARRIVO ORE 10:00 – PARTENZA ORE 18:00
ST. GEORGES (GRENADA) – ARRIVO ORE 8:00 – PARTENZA ORE 18:00
FORT DE FRANCE (MARTINICA) – ARRIVO ORE 8:00 – PARTENZA AEREO ORE 20:30
Pochissima navigazione e intere giornate di permanenza a terra. Spesso e volentieri l’arrivo era anticipato rispetto alla tabella ufficiale e mai siamo arrivati in ritardo in uno scalo.
Noi siamo i classici “tipi da spiaggia” e quando andiamo ai Caraibi lo facciamo principalmente per stare in contatto con natura, spiagge e mare. Non fumiamo sigari e non beviamo RUM quindi qualSiasi destinazione di questo genere non ci attrae. Avendo due bambine non troppo grandi anche le escursioni avventurose (kayak, scalate, jeep, ecc.) non fanno per noi. Inoltre queste isole hanno tutte una storia recente, successiva alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo ed al di la del fascino che trasmettono gli edifici coloniali, nessuna di esse può contare su bellezze architettoniche o storiche che possano essere degne di visita guidata. Quello che vi appresterete ad osservare nel diario saranno quindi spiagge da sogno, mari dal colore incantato, vedute incredibili e natura incontaminata.
Naturalmente, come al solito, tutte le escursioni sono state effettuate autonomamente e non abbiamo mai usufruito dell’ufficio escursioni della nave. Il motivo principale di questa scelta non sta nel, seppur sensibile, risparmio economico che una famiglia di quattro persone può avere. Con così tante ore a disposizione il bello sta proprio nel potersi organizzare come meglio si crede, adattando le scelte all’istante in base ad esempio aL meteo o a qualsiasi altra propria esigenza.
E poi ai Caraibi è tutto molto semplice, le distanze non sono esagerate ed i luoghi migliori sono sempre serviti dai taxi. Nei porti (o appena fuori di essi) ci sono tour operator pronti ad offrire escursioni decisamente migliori di quelle della nave e soprattutto con un numero limitato di persone. I semplici trasferimenti in spiaggia operati dalla compagnia di crociera sono proprio da evitare, perchè in loco si crea un affollamento di teli arancioni che toglie parecchio appeal ai luoghi visitati. Ed alla fine la permanenza è di poche ore e nel periodo peggiore della giornata. Per fare alcuni esempi … il tramonto in spiaggia a Barbados o l’accesso via mare in una spiaggia esclusiva di St. Lucia sono esperienze che le escursioni MSC non possono offrire, ma che da sole decretano il successo dell’intera crociera. Fare snorkeling assieme a 50 persone allo Champagne Reef di Dominica non è come farlo da soli in uno dei reef più belli e incontaminati dell’isola, non battuto dalle escursioni organizzate. Non parliamo poi delle foreste pluviali, dove i camminamenti sono talmente stretti che farli in fila indiana guardando in basso per non inciampare sarebbe veramente uno scempio!
Le isole dei Caraibi toccate dalla crociera hanno connotazioni molto diverse tra loro seppur si trovino a poche miglia nautiche di distanza l’una dall’altra. Le Antille Francesi si assomigliano secondo me solo per la lingua parlata, a Guadalupa le condizioni di vita sono sensibilmente peggiori rispetto alla più ricca Martinica dove anche le abitazioni sono tenute meglio, però nella prima si trovano alcune tra le spiagge migliori di tutta la crociera. A St. Lucia e Dominica invece l’errore più grave sarebbe quello di andare in cerca di spiagge caraibiche, queste isole vulcaniche vanno infatti vissute dal punto di vista naturalistico perchè è sotto questo aspetto che possono lasciare un segno indelebile. A Trinidad si arriva in un porto commerciale con migliaia di container ed in una città con grattacieli stile Miami che non lasciano presagire al meglio, ma basta spostarsi un po’ per arrivare in una spiaggia che sembra un set cinematografico, con onde alte e divertenti per grandi e bambini. Infine, Barbados e Grenada, senza ombra di dubbio il top per il mare, il cui colore ha tonalità uniche e introvabili altrove.
Prima di passare alla descrizione delle singole giornate vorrei, come al solito, dare alcuni consigli utili per chi ha intenzione di organizzarsi autonomamente:
– In tutte le isole della crociera si può pagare sia in euro che in dollari americani, ma la cosa migliore è portare con se entrambe le valute. Gli Euro sono la valuta ufficiale a Guadalupa e Martinica mentre i dollari americani convengono in tutte le altre isole. Meglio cambiare la valuta prima di partire per evitare cambi e commissioni poco convenienti in loco. Prima di pagare con tagli superiori al prezzo richiesto appurate che il resto vi sia dato nella stessa valuta (Euro o US$) e non in dollari dei Caraibi Orientali che, al di fuori delle singole isole, sono carta straccia.
– Un aspetto fondamentale è la contrattazione con taxi, operatori locali e negozi e bancarelle fuori dai porti, perchè il primo prezzo proposto è quasi sempre da “pollo da spennare”. Sui trasporti questo consiglio vale prevalentemente per le escursioni di mezza giornata o di una intera giornata perchè per le tratte più comuni sono previste quasi ovunque tariffe fisse non modificabili. Quindi ad esempio per andare dal porto ad una spiaggia è inutile contrattare mentre se la giornata è articolata su più destinazioni, se il tassista deve aspettare o tornare a riprendere, allora entrano in gioco i forfait che in proporzione alle ore sono meno costosi rispetto ad un singolo viaggio. Nel diario indicherò quelle che secondo me sono le tariffe sostenute per ciascun spostamento che abbiamo fatto.
– Noi ci siamo spesso spostati senza da soli o in alcuni casi abbiamo condiviso i taxi collettivi con degli sconociuti. Riuscire ad organizzarsi in gruppi da 8/10 persone permette sicuramente di contenere ancora di più la spesa. Secondo me la cosa migliore è quella di raggiungere i luoghi più ambiti e remoti nelle prime ore del mattino quando sono pressochè deserti, lasciando le destinazioni più battute a pomeriggio quando gli escursionisti delle navi se ne sono già andati o se ne stanno andando. Inoltre noi abbiamo quasi sempre preferito mete battute principalmente dai locali perchè senza dubbio sono le meno commerciali e perchè così la vera essenza dei Caraibi ti entra veramente nel cuore.
– I Caraibi hanno un clima tipicamente tropicale, a marzo il caldo è sopportabile essendo secco ma il sole brucia la pelle in modo molto aggressivo. Nella propria borsa non devono quindi mai mancare occhiali da sole, cappellini e protezioni solari 50. Oltre naturalmente al repellente per zanzare. Il tempo ai Tropici può cambiare in modo repentino e sebbene le giornate intere di pioggia siano poco probabili (ma possibili) scrosci d’acqua di breve durata, ma anche violenti, sono frequenti quindi una maglietta di ricambio può sempre fare comodo. E’ invece assolutamente da evitare l’ombrello che da queste parti proprio non si usa. Alcune mete, sia balneari che naturalistiche, richiedono l’utilizzo di scarpette di gomma antiscivolo, che rappresentano un’altra dotazione necessaria in taluni casi. Le spiagge vergini non hanno servizi quindi bisogna ricordare di portare con se acqua ed eventualmente cibo. Quello che non manca mai invece è l’ombra naturale, ma chi vuole le comodità può quasi ovunque noleggiare ombrelloni e lettini a tariffe sempre molto convenienti.
DOMENICA 20 MARZO 2016 – POINTE A PITRE (GUADALUPA)
La prima vera giornata di crociera inizia moooolto presto! Alle 4 del mattino avevo già gli occhi sbarrati a causa del fuso orario. Le bambine riusciranno invece a dormire fino alle 6. Alle prime luci dell’alba si iniziano ad intravedere le coste di Guadalupa, grande isola a forma di farfalla che fa parte delle Antille francesi. La nave è ancora completamente assopita mentre io sveglissimo ne approfitto per un giretto in esterna.
Alle 8 in punto la MSC Orchestra approda al molo Foulon di Pointe a Pitre, praticamente in centro città.
Solitamente la domenica il porto veniva condiviso con la Costa Magica (molo Lefevre) che però ha già ripreso la via del ritorno verso l’Europa. Siamo quindi soli. Rispetto all’ultima volta in cui sono stato a Guadalupa non posso non constatare come le infrastrutture portuali siano molto progredite, diversamente dalla città che sembra essere messa sempre peggio. Non c’è che dire … Pointe a Pitre ha veramente un bel porto, interamente recintato e con una zona shopping nuova di zecca.
Per la giornata a Guadalupa avevo noleggiato una autovettura prima di partire all’agenzia Magaloc (www.magaloc.com), l’unica che noleggia auto per un solo giorno in zona porto. La scelta è stata sicuramente azzeccata. Essendo già stato su quest’isola sapevo che le strade sono ben tenute e che guidare è piuttosto facile perchè si viaggia sulla carreggiata di destra come in Italia e perchè il territorio è interamente pianeggiate. Inoltre la domenica il traffico è molto limitato quindi nessun rallentamento. La scelta per l’auto è dipesa anche dal fatto che i tassisti di Guadalupa sono abbastanza cari, vogliono generalmente farsi pagare ad ogni tratta e non sono affidabili per il rientro in nave perchè spesso e volentieri non tornano a riprendere le persone.
Il costo del noleggio è di 40 euro per l’intera giornata a cui si aggiungeranno 5 euro di carburante. Pagamento cash senza uso della carta di credito, nemmeno a garanzia. L’agenzia Magaloc non si trova al terminal crociere, ma nell’attigua Gare Maritime de Bergevin. Bisogna quindi uscire dal porto, al cancello andare a sinistra e poi all’incrocio nuovamente a sinistra fino ad arrivare al piazzale dei “loueurs” dove ci sono 4/5 agenzie collocate dentro a dei container.
Il tragitto a piedi è di circa 10 minuti. Questa mappa di Pointe a Pitre spiega più precisamente il percorso da seguire.
Le operazioni di noleggio sono veloci e ci viene consegnata una Fiat Panda bianca nuovissima.
La nostra direzione è la costa caraibica di Grande-Terre, la parte dell’isola ad est di Pointe a Pitre. Come mostra la cartina qui sotto, le distanze sono del tutto minime ed avendo un intero giorno a disposizione si può fare tutto con estrema calma. Inoltre lungo il percorso ci si imbatte in paesini e nugoli di abitazioni molto pittoreschi, sicuramente poveri ma dignitosi. A Guadalupa i resort sono molto pochi, il turismo americano inesistente e l’isola ha conservato la propria autenticità senza cadere nel vortice del consumismo sfrenato. Qui ad esempio non ci sono le gioiellerie o le catene presenti in altre isole, ma solo piccoli negozietti e bancarelle allestite dai locali, quasi sempre su mezzi di fortuna.
La prima tappa è quella che secondo me è una delle migliori spiagge dell’isola … Plage de Bois Jolan … che si raggiunge in circa 30 minuti seguendo la strada litoranea sud. Alle 9:45 siamo già in spiaggia, col sole che splende già alto in cielo. Bois Jolan è la spiaggia caraibica per eccellenza, quella che nell’immaginario comune viene definita come tale: palme ovunque, mare cristallino e sabbia bianca.
Il mio consiglio è di arrivare presto la mattina perchè nel corso della giornata si riempirà dei bagnanti locali che passano la domenica al mare. Di teli arancioni invece nemmeno l’ombra per tutta la durata della nostra permanenza. Inoltre la zona migliore della spiaggia è quella che si trova a sinistra del parcheggio. Vicino al parcheggio infatti ci sono molte alghe (principalmente filamenti di posidonia) che sebbene non diano fastidio è preferibile evitare.
Dopo un breve tratto a piedi raggiungiamo una parte di spiaggia con mare pulito e senza troppe alghe sulla battigia.
Questa zona è anche quella meno frequentata ed è possibile godersi in santa pace questo angolo di Paradiso.
Bois Jolan è una spiaggia vergine, senza servizi, bar o ristoranti, ma gli abitanti del luogo organizzano pic-nic con barbecue super organizzati. Nessuno ci invita ad assaggiare qualcosa, anzi un gruppo di francesi abbastanza maleducati ci ha chiesto abbastanza seccamente quando ce ne andavamo per prendere il nostro posto sotto la super palma in cui ci eravamo sistemati. Naturalmente abbiamo risposto di cercarne un’altra perchè noi non avevamo nessuna fretta di andarcene da qui!
Il mare è chiaro e trasparente ma senza troppi pesci. L’acqua è bassa fino a lunga distanza da riva e per i bambini è perfetta.
Nuotando un po’ si arriva ad una barriera corallina dove la profondità del mare aumenta tutta di un colpo e dove è possibile fare snorkeling. Qui inauguro la Go-Pro ma non so perchè nessuna foto viene decentemente, quindi per i pesci tropicali dovrete aspettare la prossima isola.
Rimaniamo in spiaggia fino a mezzogiorno e poi ci rimettiamo in macchina proseguendo in direzione est. Oltrepassiamo dei verdissimi campi da golf in prossimità del paese di Sainte-Francois …
… ed arriviamo alla nostra prossima tappa, il promontorio di Pointe des Chateaux, che raggiungiamo in circa 25 minuti.
Si tratta di un capo situato all’estremità orientale di Grande-Terre che segna il confine tra Mar dei Caraibi e Oceano Atlantico. Nella parte sinistra della punta si trovano una serie di spiagge chiamate Grandes Salines, dove la balneazione e severamente vietata a causa della potenza delle onde a riva e della forte corrente di risucchio.
Qui il mare mette in mostra e tutta la sua forza con onde alte parecchi metri che si infrangono sulle rocce e schizzano ovunque. Anche le bambine sono rimaste affascinate da questo spettacolo della natura.
Dalla spiaggia parte poi una stradina sterrata che sale verso il punto più alto. La salita è dapprima lieve ma poi si fa più dura.
Servono almeno 15 minuti per arrivare in vetta (molti meno per riscendere) ma la veduta da lassù ripaga ogni sforzo.
Rimaniamo una decina di minuti a contemplare il paesaggio prima di tornare al parcheggio e rimetterci in marcia. E’ passata l’una quindi la fame inizia a farsi sentire e sulla strada di ritorno verso Pointe a Pitre ci fermiamo a Sainte-Anne, parcheggiando nei pressi della chiesetta.
Sainte-Anne è la meta più ricercata dai turisti assieme naturalmente alla spiaggia di La Caravelle, dove eravamo stati due anni fa e che da qui si vede in lontananza. In auto si raggiunge in un paio di minuti.
Sul lungomare di Sainte-Anne la domenica viene allestito un coloratissimo mercatino dove le cose migliori da comprare sono frutta e spezie tropicali oltre ai soliti souvenir.
I prezzi ci sembrano ottimi, si paga in Euro, e quindi facciamo una buona scorta di Zafferano e Vaniglia, con 12 stecche a soli 6 Euro. Per un’altra manciata di euro compriamo un infuso dal profumo estasiante!
Pranziamo al volo in uno dei tanti ristorantini qui presenti e poi riprendiamo la vita da mare. Ve l’avevo detto che siamo tipi da spiaggia! Una sola al giorno non ci basta!
Qui i colori sono simili a Bois Jolan, forse il mare è un po’ più torbido.
La differenza principale rispetto alla spiaggia precedente è che, nel seppur lungo litorale cittadino, c’è una densità di persone che fa impallidire le spiagge libere romagnole in pieno agosto. Anche la ricerca di un’ombra è un’impresa ma alla fine troviamo posto e ci rinfreschiamo con un bel bagno. La giornata a Guadalupa ha sfiorato i 33 gradi, temperatura elevatissima per questo periodo, ed è stato sicuramente il giorno più caldo dell’intero viaggio.
Tra un bagno, una birra e qualche acquisto restiamo qui fino alle 17:30 quando già da mezz’ora la spiaggia si era svuotata. Il ritorno a Pointe a Pitre richiede circa 20 minuti in una strada completamente libera dal traffico. Lascio le ragazze all’ingresso del porto e poi vado all’agenzia a riconsegnare la Pandina. Sulla strada del ritorno in nave mi viene la pazza idea di fare un giretto in centro … signore e signori benvenuti a Ghost Town!
Questa è la postazione di primo soccorso … la speranza è di non averne mai bisogno!
Mentre quelle che seguono sono alcune abitazioni della zona del porto e della vicina Place de la Victoire, la piazza principale di Pointe a Pitre.
Dopo un po’ mi accorgo di averne abbastanza di questo mortorio, tutti i negozi sono chiusi e le strade sono deserte. Già … è domenica e la domenica chi se ne resta in città con questo caldo per fare piacere a me ? Prendo la via del porto dove la MSC Orchestra è placidamente adagiata.
Lo sarà fino alle 21 proprio per attendere l’arrivo di tutti i crocieristi, principalmente francesi, che hanno deciso di imbarcarsi qui. Decisione più che sensata. Il terminal è ottimo, coperto e condizionato e con molte postazioni. Sicuramente un’accoglieza migliore rispetto a noi reduci dalla terribile serata precedente a Fort de France.
La sera facciamo appena in tempo a cenare al ristorante e poi crolliamo miseramente sotto i colpi del fuso orario e di una giornata bella ma impegnativa. Alle 20:30 siamo già a letto pronti per ricaricare la batterie in vista della giornata successiva a St. Lucia, che si rivelerà la più divertente di tutta la crociera.
LUNEDI 21 MARZO 2016 – CASTRIES (ST. LUCIA)
Il secondo giorno di crociera ci riserva la visita di St. Lucia, isola di origine vulcanica e dal territorio molto montuoso se paragonata alle altre isole dei Caraibi fatta eccezione per Dominica che è molto simile da punto di vista morfologico. La MSC Orchestra arriva nel porto naturale di Castries alle 7 del mattino.
L’ambientazione del porto è la migliore di tutte le isole visitate nel corso della crociera, con una bella baia circondata dal verde.
Noi ci godiamo l’arrivo comodamente seduti nel terrazzino di poppa facendo, come al solito, una abbondante colazione.
A St. Lucia ci sono due porti, il primo si chiama La Place Carenage e si trova di fronte a Castries …
il secondo, in cui arriveremo noi, si chiama Point Seraphine e qui è stato recentemente costruito un nuovo terminal ed è presente una ampia zona shopping.
La forte presenza di turismo americano ha fatto crescere notevolmente il benessere a St. Lucia, che adesso basa la sua economia principalmente su questo settore mettendo in disparte l’esportazione di banane che in passato era la prima fonte di reddito. La costa caraibica è disseminata di resort di lusso e ville che però non stravolgono e deturpano l’ambiente, integrandosi in modo armonioso con l’ambiente circostante.
Per la giornata a St. Lucia mi affido ad una guida locale superstellata su Tripadvisor, che avevo già prenotato prima di partire. L’escursione si chiama Land, Sea & Beach Adventure ed abbina tratti a terra, tratti in mare ed una lunga permanenza in una spiaggia da sogno. Un tour così completo non viene proposto dall’ufficio escursioni della nave che, al contrario, propone solo pezzi a terra o in mare. Il costo è abbastanza alto, ovvero 105$ per gli adulti e 70$ per i bambini, ma alla fine ammetto che li vale tutti fino all’ultimo centesimo. Compresi nel prezzo pranzo e bevande di ogni genere (acqua, bibite, birra, the, ecc.) a volontà per tutta la giornata ed i biglietti di ingresso alle attrazioni.
L’appuntamento è alle 8:30 al terminal.
Attraversiamo il piazzale ed arriviamo ad un punto di approdo per piccole imbarcazioni dove saliamo su quello che sarà il nostro principale mezzo di trasporto della giornata.
In tutto siamo una quindicina di persone. Oltre a noi, quattro americani in vacanza a St. Lucia, tre tedeschi, una coppia di italiani ed alcuni portoghesi provenienti dalla nostra nave, oggi l’unica ad essere qui. Usciti dal porto naturale la barca inizia a sfrecciare a tutta velocità in direzione sud, ad un certo punto inzia a piovere forte e ci vengono date delle mantelline per coprirci.
In circa 30 minuti a tutta velocità arriviamo al villaggio costiero di Soufriere, l’avamposto prima dei Pitons, le due montagne gemelle (Gros Piton e Petit Piton), che si trovano tra Soufrière e Choiseulche e che rappresentano il simbolo stesso dell’isola, comparendo anche sulla bandiera nazionale. Rappresentano tra l’altro un sito col bollino UNESCO World Heritage.
Scendiamo dalla barca e saliamo su un pulmino molto ben tenuto e dotato di aria condizionata che ci condurrà fino al vulcano Sufriere. Nel corso del tragitto l’autista si ferma a comprare delle banane che ci vengono offerte. Mangiare una banana da queste parti, maturate sull’albero e senza conservanti da un gusto notevole. Arriviamo in circa 10 minuti al Sulphur Springs Park e sin da subito veniamo travolti dall’odore di zolfo tipico dei vulcani. Questo parco si trova dentro il vulcano che, a sua volta, è circondato dalla foresta pluviale e non da rocce nere come sarebbe logico aspettarsi.
Una ambientazione strana e possibile solo in queste isole tropicali. In particolare questo parco è l’area più calda e con più attività geotermica delle Antille. Qui le opzioni sono due: la prima è un tour guidato per vedere le pozze di fango bollente e le emissioni sulfureee a cielo aperto da parte del vulcano dormiente, la seconda è una bagno terapeutico nel fango ricco di minerali vulcanici per ringiovanire la pelle. Quest’ultima possibilità non è permessa per i bambini piccoli quindi scegliamo il tour. Si inizia con un percorso naturalistico tra piante tropicali, principalmente bambbo e alberi da frutta.
Si arriva poi ad una terrazza dove è possibile vedere le emissioni sulfuree dall’alto.
Queste sono invece le vasche in cui vengono praticati i bagni di fango.
Risaliamo in auto e dopo un breve tragitto nel corso del quale costeggiamo una piantagione di banane e decine di piante tropicali, arriviamo alle Toraille Waterfall & Gardens. Un sito tenuto benissimo, pulito e gradevole da visitare, con piante e fiori esotici …
… che culmina con una cascatella alta 15 metri che sfocia dentro un laghetto. Qui è anche possibile fare il bagno. L’acqua è fredda e dentro si resiste poco, ma la doccia sotto la cascata è un’emozione da provare. Vicino all’entrata della cascata sono disponibili degli spogliatoio per asciugarsi e cambiarsi il costume.
La tappa successiva è per il pranzo, in un ristorantino nei pressi delle cascate …
… dove viene servito a buffet un menu creolo a base di pollo con diversi contorni tra cui il platano fritto che è buonissimo.
Il tutto innaffiato naturalmente dalla birra Piton!
Terminato il pranzo torniamo a Soufriere e ci imbarchiamo nuovamente nel piccolo molo dove eravamo discesi in precedenza.
Il tragitto è molto breve ma lascia a bocca aperta perchè ci troviamo esattamente sotto il Petit Piton, che circumnavighiamo.
In circa 5 minuti arriviamo alla spiaggia più bella e scenografica dell’isola: Sugar Beach già nota in passato come Jalousie Beach.
Il contesto è veramente da sogno, una spiaggia (l’unica) racchiusa tra i due Piton che si può raggiungere facilmente solo da mare vista la terribile strada che porta qui via terra. Sullo sfondo si staglia imperterrito il Gros Piton.
A sinistra del molo c’è una zona libera con sdrai ed ombrelloni gratuti a disposizione di chi arriva prima.
Noi siamo i primi escursionisti del giorno ad arrivare ed abbiamo a disposizione una ampia scelta di sistemazioni.
La zona a destra del molo invece fa parte del resort Viceroy. Mare e spiaggia a disposizione di tutti ma ombrelloni e lettini a pagamento. Chi vuole una sistemazione più comoda e riservata sarà sicuramente soddisfatto da letti imbottiti ed ogni genere di comfort.
All’estremità della spiaggia, proprio sotto al Petit Piton, c’è una riserva marina protetta dove non passano le barche e dove è possibile fare snorkeling. Il fondale marino è roccioso con molti pesci tropicali ed è disseminato da una specie di corallo a forma di vaso dal quale entrano ed escono frotte di pesci.
I colori non sono i classici colori caraibici, la spiaggia è scura e lo stesso dicasi del mare, ma la limpidezza è eccezionale e sembra di nuotare dentro una piscina. Anche le bambine apprezzano molto e si divertono ad osservare i pesci che arrivano fino a riva!
La permanenza a Sugar Beach è abbastanza lunga quindi si può stare tranquilli ed anche rilassarsi. Dopo il bagno nelle acque color smeraldo del Mar dei Caraibi facciamo un giretto all’interno delle facility del Viceroy, che sono accessibili a tutti.
Volendo si può pranzare nel ristorante sulla spiaggia, ma noi abbiamo già la pancia piena e per dissetarci non dobbiamo che chiedere alla nostra guida.
Sulla spiaggia sono disseminate numerose casette per gli ospiti del resort, ciascuna con amaca, lettini imbottiti e piscinetta privata.
Le bambine fanno un tuffo nella mega piscina del resort e poi passeggiamo nel giardino ottimamente tenuto e ricco di fiori, palme e vegetazione.
Dopo una breve camminata arriviamo dalla parte opposta della spiaggia dove ci sono dei gazebo sotto i quali è possibile riposarsi e godere di belle vedute.
Tornati alla nostra postazione un po’ accaldati, ci facciamo preparare un’insalata di frutta tropicale da un ragazzo che ci sbuccia la frutta sotto ai nostri occhi con una velocità impressionante, maneggiando il coltello con grande maestria. Sarà il caldo, sarà il fatto che questa frutta è un po’ atipica per noi che in due e due quattro ci facciamo una scorpacciata di melone, cocomero, banane, passion fruit, papaya, mango, cocco, canna da zucchero, starfruit e bread fruit. Quest’ultimo, di colore bianco all’interno, è delizioso!
Dopo più di due ore trascorse qui, veniamo richiamati sul battello ed a malincuore dobbiamo lasciare questo luogo idilliaco.
Il viaggio di ritorno a Castries è divertentissimo con la barca che, a differenza dell’andata, andava pianissimo e ha fatto soste in continuazione per mostrarci ogni dettaglio della west coat caraibica di St. Lucia, passando da luoghi accessibili solo via mare. In sottofondo musica reggae a tutto volume, balli e birra a volontà! Dopo aver navigato attorno alla base del Petit Piton arriviamo alla Bat Cave, un taglio nella roccia dove all’interno vivono migliaia di pipistrelli pescatori.
Mentre scivoliamo attraverso le splendide acque cristalline del Mar dei Caraibi, osserviamo pareti rocciose a picco sul mare, lussureggianti insenature, villaggi di pescatori e spiagge di sabbia nera vulcanica. Una delle immagini più suggestive è sicuramente quella dei Piton che lentamente si allineano, una volta passato il villaggio di Soufriere.
La tappa successiva è Anse Chastanet, dove sulla montagna è raffigurato il cosiddetto “fish on the rock”, un disegno di un pesce scolpito dalla natura sulla roccia.
Qui c’è anche il resort più lussuoso di tutta l’isola, che si chiama appunto Anse Chastanet Resort.
Restiamo al largo e chi vuole può tuffarsi per fare un bagno rinfrescante in questa bellissima acqua blu. Quello che ho apprezzato è che non c’è nessuna fretta di tornare al porto, anzi questo viaggio di rientro è una vera e propria esplorazione alla scoperta delle bellezze dell’isola. Passiamo poi davanti al villaggio di Canaries, dove un veliero pieni di turisti si trova all’ancora e dove immagino scorreranno fiumi di rum!
Ammiriamo poi un altro splendido resort a picco sul mare, il Ti Kaye Resort & Spa …
… per doppiare infine il piccolo villaggio di pescatori di Anse La Raye.
La prossima tappa è un’ulteriore chicca di questa escursione. L’entrata via mare a Marigot Bay.
Il colpo d’occhio è eccezionale, con file di palme verdissime e ripide colline smeraldo color fiancheggiate dalle case di celebrità mondiali.
Considerata una delle più belle baie dei Caraibi, questa cala idilliaca e pittoresca è un porto sicuro durante gli uragani, non teme gli tzunami ed nel 1996 è stato il set di alcune scene del film Dr. Doolittle.
Scendiamo a terra per sgranchirci le gambe, andare ai servizi igienici e mangiare un gelato. E’ tutto veramente bellissimo.
Dopo una ventina di minuti riprendiamo la navigazione nella baia, passando davanti alle casette con porticciolo privato, alla foresta di mangrovie più estesa dell’isola e al Marigot Beach Club. Agli occhi di tutti è chiaro che si sta vivendo un momento unico, forse irripetibile, e siamo consapevoli di essere in uno dei luoghi più esclusivi di tutti i Caraibi.
Prima di arrivare a Castries ci fermiamo un attimo ad ammirare il Natural Bridge, una formazione rocciosa a forma di ponte conoscita anche come “Tunnel dell’amore” che si può altresì osservare nella seconda puntata della saga “Pirati dei Caraibi”.
I due bambini che sono in mare avevano appena saltato dal punto più alto del ponte ed in cambio di questa esibizione gli è stata offerta una bottiglia di Cola Cola a testa. Il passo successivo è, purtroppo, il rientro a Castries.
Non prima di aver fatto un giretto attorno alla MSC Orchestra che dal mare si mostra in tutta la sua imponenza.
Alla fine dei conti l’escursione durerà circa 8 ore, portandoci nelle migliori location di St. Lucia senza dover passare tempo sulle stradine tortuose di montagna dell’interno dell’isola. Abbiamo mangiato un ottimo pranzo creolo e abbiamo bevuto tutto quello che ci andava, senza alcun limite, per tutta la giornata. Abbiamo trascorso molto tempo in spiaggia e la musica che ha allietato il viaggio di ritorno è stata la ciliegina sulla torna di un’escursione fantastica, una delle migliori che abbia mai fatto ai Caraibi e che sicuramente rimarrà negli annali della nostra famiglia.
Prima di risalire in nave facciamo qualche acquisto nello shoopping centre del porto …
… e proprio per non farci mancare niente, alle 17 circa siamo in nave a fare merenda.
La MSC Orchestra lascerà St. Lucia alle 18 in punto per voltare la prua in direzione Barbados. Anche la seconda serata è del tutto inesistente e dopo cena ci chiudiamo in cabina.
MARTEDI 22 MARZO 2016 – BRIDGETOWN (BARBADOS)
Il terzo giorno di crociera ci porta a Barbados, l’isola più orientale di tutti i Caraibi. Più precisamente la MSC Orchestra approda al porto di Bridgetown, la capitale dell’isola, situata circa a metà della costa caraibica. Le differenze rispetto alla giornata precedente sono lampanti, dal bel porto naturale di St. Lucia si passa ad un hub prettamente commerciale pieno di container, mezzi pesanti e rumore. Assieme a noi in porto la Jewel of the Seas.
La Jewel, che è stata l’unica nave che abbiamo incontrato in tutta la crociera, si posiziona accanto a noi nella parte più sfortunata del porto, quella che necessita di una lunga camminata per arrivare all’uscita.
La sosta a Barbados (è una sola isola quindi non va al plurale) è molto lunga, la nave ripartità solo alle 20 perchè qui si imbarcano ogni due settimane alcuni crocieristi inglesi. La shopping area del porto è ben fornita, più o meno ai livelli di St. Lucia ma racchiusa dentro alcuni capannoni e non all’aperto … le cose da comprare sono sempre le stesse di tutti gli scali caraibici … spezie, calamite, magliette che cambiano colore al sole, magliette di bambù che non si stropicciano, diamanti, tanzanite, ecc. la mia piccola come al solito si ferma ovunque e vorrebbe comprare qualsiasi cosa!
Per muoversi in autonomia a Barbados conviene sfruttare i taxi collettivi presenti fuori dal porto. E’ sufficiente comunicare ad un addetto dove si vuole andare per essere incanalati nella fila giusta. Qualsiasi zona turistica è servita dai taxi per tutta la giornata quindi, salvo escursioni molto strutturate, si farà tutto con taxi diversi e con pagamento ad ogni tratta. Il centro di Bridgetown dista circa 2,5 km dal porto, in taxi sono solo 2 dollari a persona. Il cielo è nuvoloso quindi decidiamo di fare un giro in centro prima di andare in spiaggia. Dopo i primi due giorni di attività frenetica ci siamo infatti imposti che il terzo lo avremo passato tranquillamente distesi sulla sabbia e a mollo nelle splendide acque dell’isola. In pochi minuti si arriva in centro città, a Broad Street, caratterizzata da traffico caotico, qualche bell’edificio ed una miriade di banche!
Alla fine della strada una piazza (Heroes Square) con la statua in bronzo di Orazio Nelson, eretta nel 1813. L’ammiraglio è considerato un eroe sull’isola per aver battagliato con i francesi che controllavano altre isole caraibiche ad inizio 1800.
Dal 1966 Barbados è uno stato indipendente e proprio su questa piazza si affacciano anche il Parlamento Nazionale e la sede del Governo.
Questa parte della città è sicuramente la migliore, con poco traffico ed un ponte pedonale che si affaccia sul Careenage, zona chic per diportisti con negozi, ristoranti e locali.
Oltrepassato il ponte si sfocia in Indipendence Square una piazza verde e ombreggiata, con un piccolo mercatino sul lato.
Terminata la visita in centro andiamo a piedi a Carlisle Bay, la spiaggia in assoluto più vicina al porto, tanto che in lontananza si vedono le navi ormeggiate. Volendo dal porto è possibile farsi portare dai taxi direttamente qui al costo di 5$ a persona a tratta.
Carlisle Bay offre una spiaggiona immensa con sabbia bianca e mare straordinariamente turchese e cristallino … veramente da cartolina, un abbinamento di colori unico, che non si trova altrove nelle isole toccate da questa crociera, dovuto al fatto che gran parte dell’isola è composta da calcare corallino ed a poche miglia dalla costa è presente un ampio reef che copre circa 60km quadrati e che protegge le coste dalle tempeste tropicali. Grazie alla posizione decentrata rispetto alle altre isole delle Antille, Barbados si trova anche al di fuori dell’area a rischio uragani.
La conformazione della baia fa si che la stessa sia al riparo dai venti equatoriali che battono costantemente l’isola e per questo motivo il mare non è mai troppo mosso come in altre spiagge. Quello che manca un po’ a Carlisle è l’ombra naturale e l’intimità, essendo molto frequentata sia dai locali e dai turisti. Per questa volta però quindi niente spiagge remote e poco frequentate a favore di relax e tranquillità. Ci sistemiamo quindi in uno dei club che si trova sulla spiaggia chiamato Harbour Lights.
Il costo di un ombrellone e due lettini per l’intero arco della giornata è 15$.
A Carlisle Bay l’attività che va per la maggiore (oltre a bagni e tintarella naturalmente) è lo snorkeling. Il pacchetto è unico ed abbina l’esplorazione di un relitto ad un bagno con le tartarughe marine. Sulla spiaggia ci sono decine di insistenti ragazzoni barbadiani che stressano all’infinito per vendere l’escursione. Dopo una breve trattativa ci accordiamo per 30$ per me e la mia ragazza grande. A dire il vero avevo già letto sui forum americani che si poteva tirare fino a questo importo, circa la metà del prezzo di listino. Il barchino su cui veniamo accompagnati è piccolo, da circa una decina di persone. Ad ogni modo i barcaioli che offrono questo servizio sono numerosi, alcuni anche col catamarano o con i battelli glass bottom col fondo di vetro.
La navigazione fino alla zona del relitto è brevissima, probabilmente un buon nuotatore potrebbe arrivarci a nuoto in poco tempo prendendo a riferimento la concentrazione di barche nel mare e le persone intente a fare snorkeling.
L’attrezzatura viene fornita grauitamente a bordo, ma noi abbiamo la nostra quindi inforchiamo maschera e pinne e ci buttiamo in mare.
Il relitto è bello grande, il punto più vicino alla superficie del mare sarà al massimo un paio di metri. Nei suoi pressi è possibile scorgere una rigogliosa vita sottomarina, con coralli che si sono sedimentati sullo scafo e molti pesci tropicali che entrano ed escono dalle stesso. Non sarà il Titanic ma vale sicuramente il prezzo del biglietto.
Quello che abbiamo visitato noi non è l’unico relitto a Carlisle Bay. Sembra che la baia ne sia disseminata. Rimaniamo in loco per almeno 30 minuti per poi risalire in barca e dirigerci al pezzo clou dell’escursione, il bagno con le tartarughe. Vedere tartarughe nel loro ambiente naturale è senza dubbio un’occasione da non perdere. Prima di scendere in acqua veniamo avvertiti di non avvicinarle troppo e di non toccarle, quello che bisogna fare è semplicemente osservarle.
Mi ero informato prima di arrivare sul momento migliore per fare questa escursione e adesso posso confermare che prima si esce nel corso della mattinata meglio è. Alcune persone che sono uscite in mare a pomeriggio non hanno visto nemmeno l’ombra di una tartaruga (e di questo si lamentavano) mentre noi ne abbiamo viste tantissime, di cui una particolarmente grande … per non dire gigante!
E’ chiaro che trattandosi di osservazione in mare l’avvistamento non è mai garantito, ma i barcaioli si impegnano a fondo per attirarle buttando in mare pezzi di pesce che le tartarughe seguono in acqua e addentano con grande voracità. Ogni tanto devono respirare quindi emergono dal mare. Più piccole sono più spesso emergono.
Non c’è che dire, l’esperienza è stata molto bella e per mia figlia Barbados è stato lo scalo migliore della crociera proprio per il bagno con le tartarughe. Tra relitto e tartarughe stiamo in mare per più di un’ora. Il punto di partenza/arrivo delle escursioni in mare è vicino al nostro ombrellone.
All’Harbour Lights l’ingresso è gratuito, diversamente da altri club, e volendo si può mangiare e bere seduti comodamente all’ombra. E’ anche presente il wi-fi libero per collegarsi ad internet.
Il tempo scorre piacevole tra un bagno e l’altro.
Ci facciamo anche una bella camminata verso la fine della baia, passeggiata che viene bruscamente interrotta dal resort Radisson, decisamente brutto e fuori luogo.
Questa parte della spiaggia non ha stabilimenti balneari, ci sono case di pescatori con barche all’esterno ed è decisamente meno affollata della prima metà.
Tutto il contrario dell’affollatissimo Boatyard che si trova un po’ prima dell’Harbour Lights e che quel giorno è stato letteralmente preso d’assalto, principalmente dai crocieristi americani della Jewel.
Qui l’ingresso è a pagamento (15$ adulti – 12$ bambini) e senza prenotazione. Ovvero chi prima arriva meglio alloggia …
Incluso nel prezzo oltre a ombrellone e lettini, l’accesso a dei gonfiabili in mare, un drink di benvenuto e il taxi di ritorno al terminal crociere. C’è anche un campo da beach volley.
Ha invece decisamente meno appeal (ma le recensioni di Tripadvisor ne parlano benissimo a livello culinario) il ristorante Lobster Alive, specializzato in aragosta.
Le ore a Carlisle passano molto lentamente e verso le 16 la spiaggia si svuota.
Piano piano vengono portati via tutti gli ombrelloni ed i lettini. Rimaniamo solo noi … ma senza alcuna intenzione di andarcene troppo a breve.
Rimaniamo in spiaggia fino alle 17:30, poco prima del tramonto. La marea inizia a salire mangiandosi una buona fetta di spiaggia ed i colori in pochi minuti cambiamo completamente. La senzazione di pace è assoluta.
Essendo ora tarda non ci sono più taxi in spiaggia quindi seguiamo il percorso dell’andata, arriviamo in pochi minuti a Hero Square dove troviamo molti taxi a disposizione per il rientro in porto. Dopo qualche piccolo acquisto e l’immancabile foto ricordo risaliamo in nave.
Ancora una volta secco no comment per la serata in nave. Con un impeto d’orgoglio decido di andare da solo in teatro a vedere uno spettacolo di Can Can chiamato Mon Amour, ma le mie velleità vengono presto interrotte da un colpo di sonno che mi farà addormentare sulla poltrona. Mi sveglio appena in tempo per non rimanere da solo in teatro e me ne fuggo in cabina.
Ed anche Barbados è passata e ha lasciato il segno positivamente … la distanza verso la tappa successiva di Trinidad è molto breve (circa 207 miglia nautiche) e la nave sembra ferma mentre scivola placidamente nel Mar dei Caraibi. Trinidad ci accoglierà per la prima volta quindi siamo molto curiosi di vedere cosa ci riserverà!
MERCOLEDI 23 MARZO 2016 – PORT OF SPAIN (TRINIDAD & TOBAGO)
Quando sfogliai il catalogo MSC alla ricerca della mia crociera 2016 ai Caraibi, l’itinerario della MSC Orchestra mi aveva attratto all’istante. L’unico punto interrogativo di tutto il viaggio stava nello scalo di Trinidad. Port of Spain infatti è una meta praticamente inesistente in qualsiasi crociera ai Caraibi, sia perchè assolutamente fuori mano trovandosi proprio di fronte al Venezuela, sia perchè il turismo dell’isola è un turismo d’affari e non di piacere. Chi si vuole svagare in una vacanza titpicamente tropicale si reca infatti nell’altra isola dell’arcipelago: Tobago (con scalo a Scarborough).
La curiosità di scoprire un nuovo paese, del tutto non convenzionale, è comunque elevata ed alla fine dei giochi sono dell’idea che per coprire una giornata di crociera Trinidad sia una metà più che dignitosa, senza dubbio al pari delle altre mete più battute. In prima mattinata la nave attraversa la strettoia chiamata Bocas del Dragon, larga soli 10 km, che separa Venezuela e Trinidad. Sul lato venezuelano 5 navi da guerra sono perfettamente allineate a difesa del confine. L’avvistamente della costa (il primo in assoluto fu Colombo nel suo terzo viaggio) lascia già intuire come questo paese non abbia nulla a che vedere con gli altri paesi caraibici.
Il tempo è splendido anche oggi, alle 8 del mattino ci sono già 30 gradi e qualcuno ne approfitta per un bagnetto nella piscina deserta.
L’ingresso al porto di Trinidad non deve essere stato facile per l’equipaggio della nave visto che bisogna incanalarsi uno stretto canale segnalato da boe per evitare di incagliarsi nei tanti relitti che disseminano il golfo di Paria, segno tangibile della guerra tra spagnoli ed inglesi per il dominio sull’isola, alla fine risoltosi a favore di questi ultimi. Altrimenti oggi saremo arrivati a Puerto de Espana!
Oggi Trinidad è uno stato indipendente amministrato dalla Corona Britannica ed infatti sui dollari locali appare una giovanissima Elisabetta II. L’arrivo in porto conferma quanto solo si poteva presagire da lontano, ovvero che lo scalo ha più connotazioni Sud Americane che Caraibiche e anche il colore della pelle degli abitanti è un mulatto più chiaro rispetto al nero africano degli abitanti dei Caraibi.
Per estensione, attrezzature e numero di container, questo porto è sicuramente ai livelli dei più grandi porti europei. D’altro canto Trinidad si trova in posizione strategica tra il Nord e il Sud America, un avamposto importante per il commercio tra i due continenti. In passato l’economia era fondata sulla coltivazione della canna da zucchero e di altre colture per l’esportazione, ma la scoperta di giacimenti di petrolio e gas ha completamente stravolto ed arricchito l’economia e le condizioni di vita di Trinidad.
La nave approda a circa 3 km dal centro città, praticamente a fianco dei palazzoni degli hotel Hyatt Regency e Capital Plaza. La città è molto estesa e a piedi è tutto molto lontano quindi decidiamo di affidarci ai taxi.
La nostra meta principale di giornata è la baia più bella e famosa dell’isola chiamata Maracas Bay. Come dicevo Trinidad non offre molto dal punto di vista turistico, ma questa spiaggia ampia e scenografica, situata sulla costa settentrionale, è molto rinomata e non ce la vogliamo proprio perdere.
All’uscita dal porto, come al solito, troviamo un’orda di tassisti ad aspettarci. Qui non esiste contrattazione. Il costo per andata e ritorno a persona (bambini compresi) è di 20 dollari americani o 120 dollari di Trinidad. Diversamente dal resto dell’isola, Port of Spain è una città abbastanza pericolosa e le pratiche per uscire dal porto sono leggermente più lunghe del solito col tassista che deve dichiarare luogo di destinazione e prezzo praticato, oltre a mostrare il proprio badge di riconoscimento.
La fortuna ci assiste perchè troviamo un tassista simpaticissimo, informato come una guida turistica, con una auto nuova di zecca e perfettamente condizionata. Il tragitto verso la spiaggia non è lungo, ma il traffico per uscire da Port of Spain è molto intenso e alla fine ci vorranno almeno 45/50 minuti per arrivare a destinazione. Lungo il percorso fiancheggiamo il Queen’s Park Savannah, parco cittatino immenso al cui lato si susseguono l’uno a fianco dell’altro i cosiddetti Magnificent Seven, sette palazzoni coloniali in stile europeo costruiti da spagnoli e inglesi nel 17o e 18o secolo. Attualmente sono disabitati ed inutilizzati anche se su alcuni sono in cantiere progetti di riapertura.
Questa è la Archbishop’s House, antica sede degli arcivescovi di Santa Romana Chiesa.
Lo Stollmeyer’s Castle (o Killarney), in stile scozzese, fu il primo della serie ad essere costruito con mattoni e marmi importati direttamente dall’Europa ed anche dall’Italia.
La Ambard’s House avrebbe bisogno di una sistematina, ma il fascino originario è sicuramente mantenuto.
Usciti dalla città la strada inizia a salire con forti dislivelli. Nel punto più elevato c’è un’area di sosta dove è possibile fermarsi per ammirare il panorama … e scattare qualche foto.
Arriviamo a Maracas verso le 10:30 e concordiamo una sosta di 4 ore fino alle 14:30. Il tassista non se ne andrà e ci aspetterà pazientemente. A quell’ora la spiaggia è praticamente deserta.
Volendo si possono noleggiare dei lettini al prezzo di 5US$ (o 30$ di Trinidad) mentre per andare in bagno il costo è di un dollaro di Trinidad. Pagando quindi con un dollaro americano si avranno in resto 5 dollari di Trinidad, utili per altri 5 accessi alla struttura oppure da tenere come souvenir! L’ombra invece è gentilmente fornita dalla natura grazie alle innumerevoli palme reali disseminate ovunque.
Col passare delle ore la spiaggia diventa sempre più affollata, fino a straripare nelle zone centrali con l’arrivo delle escursioni MSC, i cui pulmini da 20 persone riempiono il parcheggio dietro la spiaggia. La sosta in spiaggia dell’escursione MSC è di un paio di ore ed il costo di 39 euro (27 i bambini).
Come ci si può accorgere guardando le foto, l’ambientazione ed i colori non sono proprio caraibici e la spiaggia ha uno stile prettamente sud americano, con sabbia scura e mare color verdone, sempre agitato e con alte onde per tutta la giornata. Su trasparenza e pulizia però niente da dire.
La spiaggia degrada molto lentamente in mare e l’acqua è bassa fino a lunghissima distanza. Non c’è la corrente di risucchio e le mie ragazze si divertono tantissimo nel fare tuffi, capriole e giocare con la sabbia.
All’ora della ricreazione arrivano in spiaggia anche gli studenti della scuola di Maracas che passano il tempo giocando a cricket.
Il tempo passa molto piacevolmente tra un bagno e l’altro. Verso le 13 ci accomodiamo sotto una palma …
… per gustarci il pranzo della giornata: panino con lo squalo comprato da Richard’s Bake & Shark, un take away che si trova dietro la spiaggia nei pressi del parcheggio.
E’ tutto fritto, sia lo squale che il pane … ed è buonissimo! A fianco del chiosco c’è un tavolo con ogni tipo di guarnizione per il panino … salse, insalate, ecc. di libero utilizzo.
Il panino è disponibile in vari tagli, quello base costa 5US$ mentre una birra Carib costa 2US$. Attenzione solo al fatto che qui il resto viene sempre dato in dollari di Trinidad quindi bisogna farci bene i conti col cambio 1 a 6. Vengo a sapere che gli squali che girano nei pressi dell’isola sono squaletti di piccole dimensioni. Insomma nel panino non ci mettono carne di squalo bianco o squale tigre!
Arriva purtroppo il momento del rientro ed a malincuore risaliamo in auto e salutiamo Maracas Bay che ci ha fatto trascorrere momenti molto piacevoli!
Prima di arrivare in città, il nostro gentilissimo cicerone ci porta davanti a due palazzi vicini ma molto diversi l’uno dall’altro. Il Knowsley Building, un palazzo dei primi del 1900 attualmente adibito a Ministero per gli Affari Esteri …
… e la National Academy for the Performing Arts, costruita dai sullo stile della Sydney Opera House ed anch’essa adibita a teatro e centro culturale.
Ci addentriamo poi nelle strette viuzze del centro storico …
… fino ad arrivare al cuore della città: Woodford Square.
Al lati della piazza, la Red House sede del Parlamento e la Holy Trinity Cathedral, cattedrale di fede cristiano cattolica.
Dopo una breve sosta, giusto il tempo per scattare alcune foto, riprendiamo la trafficatissima via del porto.
Il fatto che qui arrivi una nave ogni due settimane (la nostra) fa si che il porto non abbia una zona commerciale molto estesa, appena alcune bancarelle all’esterno nel Craft Market con poco o niente di interessante da comprare. Ma naturalmente a noi chissà perchè qualcosina ci si attacca sempre!
Entrati nel terminal sentiamo subito un forte frastuono provenire dall’esterno, dove sotto la nave alcune maschere del carnevale svoltosi a metà febbraio si esibivano per i turisti, regalando anche gadget come penne o spille griffate Trinidad. I costuni e i trucchi sono fatti veramente bene e le mie bambine restano molto colpite soprattutto dai trampolieri. Del resto il carnevale a Trinidad è festa nazionale e come da tradizione sud americana trascina i suoi effetti per una settimana intera con bagordi di ogni genere.
Alle 17 in punto la MSC Orchestra molla gli ormeggi e inizia la sua lentissima uscita dal porto.
Costeggeremo le coste del paese fino al tramonto e ci gustiamo la navigazione dal finestrone a poppa del ponte 12.
Come già anticipato Trinidad ci è piaciuta. E’ sicuramente uno scalo anomalo, che però abbina una spiaggia bellissima a numerosi edifici di grande valore architettonico. Un’isola con una storia travagliata, dove le tracce del colonialismo si mischiano al nuovo benessere alimentato dai petrodollari. Isomma, secondo me un’esperienza da provare.
Il tema del giorno in nave è Anni ’60, ’70 e ’80 e dopo cena allo Shaker Lounge ci esercitiamo in una lezione di balli revival. Abbiamo addirittura le forza per vederci uno spettacolo acrobatico a teatro. Insomma una seratona se paragonata a quelle precedenti.
Nel corso della nottata ci aspetta il tratto di navigazione più lungo della crociera, circa 300 miglia nautiche, necessarie per raggiungere Dominica, isola che avevamo già visitato a marzo del 2015 prima del devastante uragano Erika che nell’agosto dello stesso anno aveva devastato gran parte dell’isola provocando ingenti danni e perdita di vite umane.
GIOVEDI 24 MARZO 2016 – ROSEAU (DOMINICA)
La tipica cartolina dei Caraibi raffigura sempre spiagge bianche contornate da palme e mare turchese. Le tappe precedenti della crociera sono state sostanzialmente in linea con questo modello, ma nella quinta giornata arriva Dominica a stravolgere ogni luogo comune sui Caraibi ed a mandare in crisi chi non si era adeguatamente informato e preparato prima di partire.
Dominica o la si odia o la si ama. La si odia perchè non ha spiaggie, perchè ha un territorio montuoso con strade pericolosissime, perchè è un’isola molto povera e le case sono in pessimo stato, perchè non si fa shopping e in genere perchè non offre tutti quei comfort che altrove rappresentano il minimo sindacale. La si ama perchè è un angolino del nostro pianeta dove il progresso inteso come sviluppo industriale, tecnologico ed anche turistico non è mai arrivato e dove la Natura (con la N maiuscola) è incontaminata e straripante e sa regalare spettacoli unici nel loro genere.
Sull’isola non esistono resort e l’aeroporto non è nemmeno internazionale essendo collegato solamente con le altre isole caraibiche. Il territorio dell’isola è interamente coperto dalla foresta pluviale ed il verde è il colore che la fa da padrone. Il turismo è un turismo d’avventura e naturalistico e non di puro relax!
La vita a Dominica è dura di per se, ma a rendere ancora peggiori le condizioni degli abitanti il fatto che si trovi nella traiettoria degli uragani atlantici. Ultimo a colpire l’isola l’ugarano Erika dell’agosto 2015, che ha ucciso una trentina di persone oltre ad aver causato ingenti danni nella parte sud orientale dell’isola, quella meno turistica e più povera.
Per noi è la seconda volta a Dominica, la precedente lo scorso marzo 2015 con la Celebrity Summit. All’arrivo l’isola ci accoglie con una pioggia finissima trasportata orizzontalmente dal vento, sole già alto in cielo ed un arcobaleno sul mare. Un buon biglietto da visita direi.
Anche quest’anno il punto di approdo è in centro a Roseau, la capitale dell’isola, che fortunatamente è stata risparmiata dall’uragano. Esiste un altro molo secondario che viene usato quando sono presenti due navi e che si trova ad un paio di km a nord della città.
Parlare di Roseau come di una capitale fa quasi sorridere. In centro c’è una banca, un hotel, un supermercato e un museo. Stop. Non esistono negozi o fast-food appartementi a catene occidentali e le abitazioni in stile coloniale mostrano evidenti i segni del passare del tempo.
Unica eccezione il palazzone bianco del Presidente che invece è in ottime condizioni!
La MSC Orchestra arriva alle 10 e prima di scendere le bambine ne approfittano per un breve bagno in piscina. L’unico di questa crociera!
Il terminal di Roseau non è altro che una tettoia … forse un po’ scoraggiante per chi arriva per la prima volta.
Ma noi, grazie alla precedente esperienza, sappiamo che questa isola offre parecchie opportunità. Inizialmente ero tentato per un’uscita in alto mare ad avvistare le balene, ma fine marzo non è il periodo migliore e l’Anchorage Hotel, che è il miglior operatore locale di Whale Watching dell’isola, ha orari non compatibili con la sosta della nave. Farlo con la MSC assieme ad altre 50 persone non mi attirava. Vada quindi per l’escursione di terra. Lo scorso anno ci siamo molto divertiti nella foresta pluviale a Trafalgar Falls con una breve sosta snorkeling a Champagne Reef. Quest’anno la priorità va allo snorkeling che tanto appassiona la mia ragazzina. Concordo con un taxi in zona porto 3 ore di uscita a 80$ e partiamo subito in direzione sud … meta finale il promontorio di Scott’s Head.
Il tragitto lungo la costa è piacevole ma le strade lasciano molto a desiderare e secondo me i tassisti si fidano troppo dei propri mezzi visto che sfrecciano a tutta velocità.
Se si ha voglia di una banana basta allungare il braccio fuori dal finestrino!
Prima di arrivare a destinazione ci fermiamo nel villaggio di Soufriere …
… un nugolo di case con una chiesa cattolica …
… ed il Bubble Beach Bar, allestito di fronte ad una piscinetta idromassaggio ricavata nel mare, con fuoriuscita di bollicine sulfuree dal fondale. Diciamo che non è proprio il beach bar che ci si aspetterebbe di trovare ai Caraibi, ma l’esperienza merita la fermata.
L’arrivo a Scott’s Head, il punto più a sud di Dominica, richiede circa 35 minuti.
Si tratta di un piccolo villaggio di pescatori abbarbicato sulle pendici di una collina, dove non c’è assolutamente nulla a parte un piccolo bar vicino al parcheggio.
Scott’s Head non è meta di escursioni di massa. I pochi turisti che troviamo in loco sono amanti delle immersioni, in quanto un angolo di mare racchiuso tra le montagne conserva un ricco reef da esplorare. Non c’è una vera e propria spiaggia, ma solo sassi.
Il colore dell’acqua è scuro ma di una limpidità assoluta ed il fondale degrada abbastanza rapidamente.
Nuotare qui è bellissimo e sembra veramente di essere dentro un acquario. Ci sono coralli e pesci di tantissime varietà, anche molto particolari. Abbiamo ammirato da lontano anche una tartaruga marina ed incrociato una manta. Rispetto a Champagne Reef manca la suggestione delle bollicine fuoriuscenti dal fondale marino, ma a livello di vita sottomarina è decisamente meglio Scott’s Head.
Dopo lo snorkeling, mentre le ragazze si rinfrescano in acqua, inizio la scalata del promontorio.
L’aria è tersa e pulita ed in lontananza si scorge la nave in porto.
La salita non è difficile e se fatta lentamente non si suda nemmeno. Gli scorci panoramici sono molto belli e dall’alto si vede il reef in tutta la sua estensione.
Ad un certo punto si arriva ad un avamposto con un vecchio cannone mangiato dalla vegetazione, ultime rovine di un vecchio fortino costruito sul promontorio della penisola dal colonnello George Scott (da lui il nome alla città) per tenere a bada i francesi.
Più si sale più il panorama diventa sorprendente e gli scorci si moltiplicano in ogni dove …
Arrivato in vetta si può vedere il piccolo istmo che collega la penisola alla terraferma, bagnato dal burrascoso Oceano Atlantico da un lato e dal mite Mar dei Caraibi dall’altro.
Scendo a valle e vedo che la mia famiglia si è spostata ad osservare il versante oceanico.
Terminata la bella esperienza a Scott’s Head, ritorniamo in auto e dopo un breve tragitto nella foresta pluviale ci dirigiamo al punto di osservazione di Morne Bruce …
… che si trova appena sopra Roseau e dal quale si ha una vista completa della città, della nave, dello stadio di cricket e del cimitero cittadino.
Dopo innumerevoli foto scattate da ogni angolo, ci facciamo portare in nave dove pranzeremo al buffet. Dopo pranzo scendiamo nuovamente per visitare i Botanic Gardens di Roseau, che si raggiungono a piedi in dieci minuti dal porto. Basta prendere la strada principale a fianco del museo ed andare sempre dritti fino a quando non ci si trova l’entrata dei giardini sulla destra.
In passato questi giardini erano conosciuti come i migliori di tutta la regione caraibica, impiantati dagli inglesi sin dal 1890 con tantissime specie di fiori e piante tropicali. L’uragano David del 1979 ha però distrutto tutto e sebbene lo sforzo per ripristinarli sia stato nolevole e con buoni risultati, non si è tornati ai fasti originari.
Passeggiare nel parco è molto bello e rilassante, alcuni alberi sono veramente imponenti come questo Banyan secolare che ha resistito anche all’urto dell’uragano.
Decisamente peggio è andato a questo Baobab che dopo essere stato sradicato da David ha schiacciato uno scuolabus. Ancora oggi questo monumento naturale, chiamato David vs Goliah, è mantenuto a ricordo le vittime del 1979.
Immensa e incredibile anche la Bamboo House che si trova proprio al centro del parco …
… così come fa sempre un bell’effetto vedere tanti palmeti in ogni angolo del giardino.
Sarei stato disteso all’ombra di questo albero per ore ed ore … ma alle 18 la nave riparte e l’orario del “Tutti a Bordo” è imminente.
Riporto alcuni scatti del centro di Roseau, dove rimaniamo un po’ inquietati dal groviglio di cavi elettrici e telefonici che vagano ovunque sopra le nostre teste.
Questa è la fermata dell’autobus … gli orari sono abbastanza flessibili .. dalle 7 del mattino alle 7 del pomeriggio!
Come possibile notare, sulla casa di destra, che immagino (e spero) chiusa da anni, sta crescendo una foresta!
Dietro all’ufficio informazioni c’è un mercatino con alcune bancarelle dove compriamo alcuni souvenir prima di ritornare definitivamente sulla nave.
Il messaggio che leggiamo prima di salire a bordo è il seguente:
Ed in effetti Dominica non aveva ancora finito di stupirci! Dalla nostra solita postazione a poppa, dove attendiamo le partenze, ci appare tutto d’un tratto il secondo arcobaleno della giornata.
Dopo un breve acquazzone i colori dell’isola iniziano a cambiare nuovamente, la foresta di fronte a noi si tinge di un colore caldo ed inusuale …
… che anticipa di poco il terzo arcobaleno, il più esteso e luminoso!
L’atmostera è surreale e visioni del genere possono essere ammirate solo in isole ad elevata connotazione tropicale come Dominica!
Dalla parte opposta dell’isola il sole inizia la sua fase calante …
… ed in pochi minuti scompare sotto l’orizzonte regalandoci un tramonto da urlo!
Per aspettare il tramonto abbiamo fatto tardi e quindi voliamo in cabina a prepararci per la serata di gala. La cena è veramente ottima e il dolce che viene servito è, come sempre avviene su MSC, il Baked Alaska che a me piace moltissimo. Una cosa che invece non ho trovato molto elegante è stata la tentata vendita al ristorante principale dell’aragosta con calice di vino bianco a 15 euro. Forse sarò io che sono rimasto un po’ all’antica e non voglio abituarmi a queste recenti novità ?
Lezioni di Rumba e tributo a Michael Jackson in teatro sono il nostro passatempo serale. Ma la festa brasiliana alle 23 ce la sognamo nel nostro letto.
La giornata a Dominica ci ha fatto vivere la vera essenza di un’isola tropicale non artefatta, dove l’uomo ha saputo mantenere il proprio spazio senza voler prevalicare la natura. Una sosta che secondo me sta a pennello in un itinerario come questo, sebbene inizialmente non fosse prevista essendo stata aggiunta solo in un secondo momento in sostituzione di Isla Margarita in Venezuela (posto non tanto raccomandabile).
Il giorno successivo saremo a Grenada, altra isola visitata l’anno precedente, ed il viaggio tornerà ad assumere una connotazione caraibica più convenzionale.
VENERDI 25 MARZO 2016 – ST. GEORGE’S (GRENADA)
Ed eccoci arrivati al penultimo giorno di crociera che ci porta nella Spice Island per eccellenza: Grenada!
A Grenada io torno sempre molto volentieri perchè per uno come me, amante della fotografia, è un’isola molto fotogenica essendo curata ed elegante. Le case sono tenute bene e ci sono ovunque tantissimi fiori a colorare il paesaggio. Inoltre gli abitanti sono molto cordiali e le donne bellissime! Per le mie bambine, che sono grandi amanti del mare, ha il gran pregio di avere una spiaggia da sogno a pochi passi dal porto, mentre mia moglie ogni volta che viene qui riempie una valigetta con spezie di ogni tipo. Insomma … Grenada è una meta che si fa decisamente voler bene e noi torniamo sempre molto volentieri.
La nave approda al porto della capitale St. George’s alle 8 del mattino e resterà ormeggiata fino alle 18.
Considerate le brevi distanze, il poco tempo che si perde nei trasferimenti e l’abbondante tempo a disposizione, decidiamo che è il caso di andare non in una, ma bensì in due spiagge! In realtà Grenada ha una foresta pluviale molto estesa che meriterebbe sicuramente un’esperienza, un interessantissimo circuito culinario tra spezie e rum, qualche vecchio fortino qua e la ed uno snorkeling rinomato al celebre parco delle sculture sottomarine. Ma come vi ho già detto in precedenza e come oramai avrete capito dalla lettura del diario, noi siamo irrimediabilmente dei “tipi da spiaggia” e dove è possibile godersela lo facciamo senza remore!
Per uscire dal porto bisogna entrare in un moderno edificio dove c’è anche l’ufficio informazioni che distribuisce consigli e cartine dell’isola.
Troviamo un taxi da 4 posti che fa al caso nostro ed al costo complessivo di 20$ partiamo in direzione Morne Rouge. Il tragitto è breve, circa una ventina di minuti in tutto, ed è caratterizzato da un continuo saliscendi sulle dolci colline dell’isola, che regalano dei bei punti di osservazione sulla nostra casa galleggiante.
Morne Rouge è una delle zone più esclusive dell’isola e si trova all’interno di una piccola baia con alcune case immerse nella vegetazione.
Nel tragitto per arrivare alla spiaggia si avvicendano l’una dopo l’altra delle villette deliziose. Non deve essere male avere una casa per le vacanze con questo panorama!
Ogni casa è appartata e tranquilla e ciascuna dispone di una ottima dotazione di piante e fiori coloratissimi.
La stada finisce in coincidenza del bar ristorantino chiamato Sur La Mer, dal quale si può accedere liberamente alla spiaggia.
Morne Rouge mette a disposizione tutto quello che serve per una giornata balneare super soddisfacente.
Il mare è calmo, caldo, non sprofonda subito ed ha un bel colore sfumato in tutte le tonalità dell’azzurro.
Chi vuole l’ombra può sfruttare le palme o i numerosi alberi di mandorlo qui presenti, ottimi per ripararsi dal sole cocente. C’è anche la possibilità di noleggiare dei comodi lettini al costo di 4$ ciascuno, un parco acquatico con gonfiabili per la gioia dei bambini e volendo si può fare un giro in canoa oppure darsi all’avventura sfrecciando sul mare con l’acqua scooter.
Alle 9 del mattino la spiaggia è naturalmente tutta a nostra disposizione, unico compagno questo strano pennuto che ci gira intorno per qualche minuto.
Con un po’ di fortuna ci si può imbattere in conchiglioni come quello trovato dalla mia piccola, che esibisce fiera il suo trofeo prima di restituirlo al mare.
Pur non essendo meta delle escursioni organizzate dalla compagnia, dopo qualche ora i teli arancioni iniziano ad essere un buon numero. Segno che questa spiaggia non è poi così ignota ai più. L’appuntamento col tassista che ci aveva portato all’andata è per le 12:30 all’interno del bar dove mi stappo la prima Carib della giornata con una spettacolare vista sul mare.
La nostra prossima meta è la spiaggia più famosa dell’isola: Grand Anse che qua sotto è possibile ammirare in tutta la sua estensione dal promontorio di Morne Rouge.
Il tragitto è brevissimo, al massimo 5 minuti e volendo chi ama camminare sotto al sole potebbe farsela anche a piedi in una ventina di minuti. Ma con tre zaini ed una borsa mare stracarica è meglio non fare troppo gli eroi. La tariffa è sempre 20$ come all’andata. Una volta a Grand Anse si può spezzare il cordone ombelicale col taxi. Qui infatti c’è un servizio di water taxi che fa la spola col porto in continuazione al prezzo di 4$ a persona a tratta e che volendo può essere utilizzato anche all’andata oer venire qui direttamente.
Grand Anse è una spiaggia immensa che da il meglio di se a pomeriggio quando, col sole alle spalle i suoi colori base che sono il bianco, il blu ed il verde, vengono sparati al massimo e formano un contrasto stupefacente.
La zona vicina ai water taxi è quella più servita con ombrelloni e lettini e relativi venditori super insistenti.
Vista la densità e la confusione che regna in questa parte della spiaggia, il mio consiglio è quello di allontanarsi il più possibile andando verso sinistra (guardando il mare) fino ad arrivare almeno in corrispondenza del resort Radisson, se non addirittura fino all’Umbrella Beach Bar (dove avevamo pranzato lo scorso anno). Gli ombrelloni infatti non servono perchè sulla spiaggia l’ombra naturale non manca grazie a palme ed alberi a foglia larga dislocati ovunque.
In questa zona la densità di persone è molto minore e si sta benissimo.
Ci sistemiamo sotto a questo alberone. Assieme a noi una coppia di tedeschi col telo arancione, un ragazzone di colore che per tutto il tempo ha dormito sull’amaca con musica reggae in sottofondo e … due naufraghi!
Uno di loro era italiano (di origine napoletane) e sentendoci parlare attacca bottone. Mi racconta che vive in Venezuela da tantissimi anni e che assieme al suo amico americano si era messo in viaggio per raggiungere Port of Spain. A metà strada il motore è andato in avaria ed utilizzando solamente con la vela sono giunti a Grenada. Stavano aspettando il cambio della direzione dei venti per arrivare a Trinidad, aggiustare la barca e poi tornare in Venezuela. C’è chi lo chiama freestyle!
Di fronte a noi c’è il Radisson con le sue piscine ed il suo bellissimo giardino. Naturalmente tutto recintato e fuori dalla nostra portata.
Nel frattempo sotto al nostro albero le bambine si divertono tra arrampicate ed esercizi ginnici …
… mentre lo sport preferito di mia moglie è un continuo in&out col mare.
Leviamo le tende dall’albero alle 16:30 e prima di tornare in porto ci fermiamo allo Spice Market, un mercatino con alcuni bar e numerose bancarelle che vendono le spezie. Chi fosse interessato all’articolo qui può fare affari migliori rispetto ai negozi che si trovano in porto.
Per il ritorno in porto avevo pensato al water taxi ma la fila alle 17 era abbastanza lunga. Ne approfitto quindi quando un tassista che aveva bisogno di rimpire la macchina mi ha proposto il rientro a 10$ per tutta la famiglia.
Anche Grenada sta per volgere al termine e sinceramente mi dispiace molto andarmene da Grand Anse che reputo una delle spiagge milgiori dei Caraibi.
Al rientro in porto vedo che nel frattempo una nave da crociera in miniatura ha affiancato la MSC Orchestra …
… si tratta della M/S Adriana … unica nave (da circa 300 passeggeri) della compagnia Adriana Cruises (http://adrianacruises.com/) battente bandiera di St. Kitts & Nevis, impegnata quest’anno in crociere ai Caraibi con base a Port of Spain.
Alle 18 lasciamo il porto di Grenada e le due navi si iniziano a salutare a vicenda … la sirena della Adriana sembrava un clacson in confronto al barrito potente dell’Orchestra ma le buone maniere dei marittimi non guardano certamente in faccia alle dimensioni e le navi si sono continuate a salutare per un bel po’.
Salutiamo St. George’s con un po’ di magone …
… perchè sappiamo che appena entreremo in cabina troveremo le famigerate etichette che decretano la fine dei giochi. Una settimana, seppur vissuta molto intensamente, vola via velocemente e quindi per dare maggior riuscita al viaggio già prima di partire avevo in mente qualcosa di particolare per sfruttare al massimo anche l’ultima giornata caraibica a Martinica. Corro quindi alla reception e mi faccio cambiare le etichette!!
Come sempre avviene, l’ultima sera facciamo quello che non abbiamo fatto nei giorni precedenti per stanchezza e pigrizia. Giriamo per tutti i negozi ed i mercatini, le ragazze si provano profumi e prodotti di bellezza, ci fermiamo in alcuni saloni ad ascoltare musica, beviamo qualcosa al bar e poi andiamo a teatro dove questa sera viene proposto Grease, che ho trovato veramente ben realizzato con tutte le sue bellissime musiche. Tornati in cabina mettiamo le valige fuori dalla porta (andava fatto entro le 2 di notte) e ci addormentiamo cullati dal mare.
SABATO 26 MARZO 2016 – FORT DE FRANCE (MARTINICA)
L’ultima lunghissima giornata di vacanza ci porta nella settima isola dell’itinerario, la bella Martinica, seconda isola delle Antille Francesi che visiteremo dopo Guadalupa.
La MSC Orchestra arriva a Fort de France e più esattamente al porto di Tourelles alle 7 del mattino, dove inizia le operazioni di ormeggio che termineranno alle 8. Dopo una settimana di scorribande nel mar del Caraibi si torna quindi alla base! Quella della settimana entrante sarà l’ultima crociera ai Caraibi prima della transatlantica di rientro in Europa.
Con l’aereo che parte alle 20:30 c’è tutta la giornata a disposizione per godersi Martinica. O forse è meglio dire “ci sarebbe”. MSC infatti fa di tutto per complicare la vita ed incasinare la giornata. In primo luogo la gestione pessima delle valige, che potrebbero (anzi dovrebbero) avere una vita propria e che invece vengono affibbiate ai passeggeri fino all’ultimo secondo con tutte le complicazioni che ne conseguono. Bisogna poi lasciare la cabina alle 12:00, si può mangiare solo al buffet dalle 11:30 alle 13 e l’appuntamento per lo sbarco dei 300 del volo Meridiana è previsto prestissimo, alle 15:15.
Il ricordo del Fly & Cruise Costa del 2013 è ancora vivo nella mia memoria e l’organizzazione che sfoggiò quel giorno Costa Crociere dovrebbe essere codificata in un manuale e recapitata ai capoccia di MSC per uno studio intensivo in vista della prossima stagione ai Caraibi.
Prima di partite avevo letto pessime recensioni sull’ultimo giorno di vacanza da parte di chi aveva partecipato alle crociere precedenti. La prima volta avevo pensato alla macchina ancora da oliare, la seconda ad una spiacevole coincidenza … dopo la terza, la quarta e la quinta impressione negativa, tutte coincidenti, mi rendo conto che anche a me toccherà la stessa sorte!
Già prima di partire per la crociera avevo quindi deciso di slegarmi completamente da MSC nell’organizzazione della giornata a Martinica. Si rivelerà una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Per raggiungere questo obiettivo avevo da tempo noleggiato un’auto all’agenzia Europcar mentre il giorno prima dell’arrivo ho chiesto alla reception di sbarcare tra i primi facendomi cambiare le etichette dei bagagli. Dopo una abbondante colazione scendiamo dalla nave e recuperiamo le valige nel capannone adiacente il molo.
All’uscita del porto andiamo verso sinistra in direzione del parcheggio dove ci stanno aspettando quelli di Europcar con una nuovissima Dacia Duster. Europcar non ha un ufficio qui in porto quindi bisogna necessariamente prenotare l’auto in anticipo.
Il costo del noleggio è stato di circa 100 euro a cui aggiungeremo 6,50 euro per il carburante (policy full2full). Per ritirare l’auto bisogna inoltre autorizzare (non addebitare) la franchigia di 1.200 euro sulla carta di credito. Alla consegna dell’auto, senza danni, la stessa autorizzazione ci verrà restituita. Per la cronaca, nel bagagliaio della Duster siamo riusciti ad infilare una valigia molto grande rigida, due trolley rigidi ed un’altra valigia grande morbida in verticale. Zaini e borse nell’abitacolo. Veniamo anche equipaggiati con una mappa dell’isola e con le importanti istruzioni per la riconsegna dell’auto all’ufficio Europcar presso l’aeroporto Lamentin di Martinica.
All’uscita del porto teniamo la destra e proseguiamo diritto fino ad arrivare alla principale autostrada che imbocchiamo sempre da destra. La nostra direzione è verso le spettacolari baie del Sud, versante caraibico.
Guidare a Martinica è facile e piacevole. L’autostrada a due/tre corsie è veloce e tenuta benissimo (oltre ad essere gratuita) e ci mostra una grande varietà di paesaggi naturali tra montagne, colline e foreste oltre a passare da paesini deliziosi come Le Marin. In circa 50 minuti, più o meno alle 10, arriviamo alla spiaggia di Grande Anse des Salines …
… la spiaggia più famosa dell’isola, che si estende lungo un’ampia baia con la sua sabbia dorata (non bianca), lambita quel giorno da un mare piuttosto burrascoso e spalleggiata da una rigogliosa vegetazione tropicale.
All’estremità della spiaggia c’è un sentierino che conduce alla più piccola Petite Anse des Salines, più contenuta e riservata rispetto alla sorella maggiore che, senza dubbio, gode di migliore reputazione e maggior frequentazione.
Arriva naturalmente anche il momento del bagno e con queste ondone le bambine si divertono non poco.
Lungo la strada che costeggia la spiaggia, oltre ai tanti parcheggi gratuiti, ci sono numerosi punti di ristoro e bancarelle per fare acquisti di manifatture e prodotti locali. C’è anche il meraviglioso banco di frutta di Olivier dove si possono comprare frullati e tripical fruit salade.
In loco sono disponibili anche servizi igienici e docce, con divieto di utilizzo di saponi e shampoo.
Durante la mattina il sole si alterna alla pioggia e quando piove ci ripariamo sotto la folta vegetazione.
Ce ne andiamo dalla spiaggia di Salines verso le 12:30 non prima di aver scattato un’ultima foto ricordo!
Dopo una breve consultazione decidiao di dirigerci verso Pointe Marin che raggiungiamo in circa 15 minuti. L’alternativa era Anse Michel sul versante atlantico, ma abbiamo pensato che ci fossero troppe onde vista la giornata burrascosa lato mare.
La spiaggia di Pointe Marin è sul versamente caraibico ed è protetta da un golfo, quindi mare calmo e tranquillo.
In spiaggia si arriva attraversando una stradina sterrata dove volendo è anche possibile parcheggiare. In alternativa c’è un grande parcheggio in prossimità della strada principale. La spiaggia è fiancheggiata da un grande campeggio ed da uno dei resort più quotati di Martinica: il Club Med Les Boucaniers.
A Pointe Marin è tenuto tutto alla perfezione ed è operativo anche un centro di primo soccorso … decisamente migliore di quello di Guadalupa (ricordate ?). Le differenze tra le due isole sono molto rilevanti ed è lampante rendersi conto delle migliori condizioni di vita a Martinica.
La spiaggia di Pointe Marin è bella lunga e c’è molta vegetazione per ripararsi dal sole che inizia ad uscire ed a farsi sentire.
Naturalmente per tutti noi è impossibile non buttarsi in queste acque calde, cristalline e poco profonde, perfette per i bambini.
La spiaggia ha un colore più chiaro di Salines, pur non essendo bianchissima e palme, carrubi e mandorli fanno da cornice ad un mare stupendo.
In fondo alla spiaggia la densità di palme aumenta e questo significa che si è entrati in territorio Club Med.
La spiaggia è comunque libera ed accessibile a tutti diversamente dal resto delle attrezzature che sono chiaramente a disposizione dei soli ospiti del resort.
All’ora di pranzo gli abitanti del luogo, principali frequentatori di questa spiaggia, sfoggiano dei mega barbecue e l’odore dell’aria mette un certo languorino.
Per l’ultima mangiata caraibica ci vogliano trattare bene e ci serviamo di questo ristorantino sulla spiaggia dove ordiniamo una ottima aragosta al prezzo di 50 euro per due persone.
Rimaniamo qui fino alle 16 godendoci l’ultimissimo mare caraibico … ma purtroppo adesso è veramente finita e a malincuore raccogliamo le nostre cose e ce ne andiamo.
Poco dopo l’ingresso del camping c’è una doccia e degli spogliatoi di libero utilizzo e li sfruttiamo per insaponarci per bene e togliere di dosso sabbia e sale.
Per arrivare all’aeroporto impieghiamo circa 50 minuti, compresa la breve sosta per il rifornimento del carburante. L’agenzia Europcar non è esattamente dentro all’aeroporto ma in un piazzale lungo la superstrada che lo costeggia. Grazie alla cartina in nostro possesso riusciamo a trovarla senza problemi, riconsegnamo la nostra Duster che ci ha servito egregiamente nel corso della giornata e ci facciamo portare all’ingresso dell’aeroporto dalla navetta dell’autonoleggio.
Tutto quanto possa essere interessante e gradevole raccontare (e leggere) termina qui.
Da adesso in avanti la narrazione di uno scempio … ovvero dell’Odissea del viaggio di rientro a casa. In realtà avrei dovuto concludere con un “no commet” o “stendiamo un velo pietoso” … ma anche questo epilogo fa parte del viaggio e quindi forse vale la pena scrivere qualche parola. Più o meno le stesse che ho scritto ad MSC nel questionario arrivato via mail.
Arriviamo in aeroporto alle 18 con circa 2,5 ore di anticipo rispetto all’orario programmato del volo. Nei biglietti di crociera c’è scritto che l’anticipo in aeroporto deve essere di almeno 2 ore. Ma nel frattempo i programmi erano stati leggermente cambiati, il volo di arrivo da Milano (e quindi il nostro ritorno) era in ritardo di 3 ore a causa di un precedente ritardo da L’Havana a Milano. Questa sfortunata coincidenza manda completamente in tilt le pessime procedure di controllo e imbarco normalmente previste, rendendo la permanenza al Lamentin un vero e proprio incubo.
Individuo il gruppo dei 300 che nel frattempo ha vissuto esperienze diverse. C’è chi ha avuto la pazza idea di fare un’escursione con la compagnia con arrivo all’aeroporto che è stato lasciato qui alle 14 e poi ci sono quelli che sono partiti dalla nave che sono qui dalle 16:30 dopo aver dovuto prima caricare e poi scaricare le valigie sull’autobus. Il check in è ancora a meno del 50% di avanzamento e dopo un po’ per velocizzare aprono un altro banco dedicato alle famiglie con bambini piccoli. Assieme alle carte di imbarco ci danno un buono per un tramezzino e una bibita/acqua.
Inizia poi un periodo della durata di almeno 1 ora dove la gente è stata lasciata in balia di se stessa. Alcuni al bar, altri nei negozi, altri che hanno pensato di portarsi avanti mettendosi in file ai controlli di sicurezza. Fila che in quel momento, data la presenza contemporanea di 6 voli intercontercontinentali ed alcuni voli interni ai Caraibi, era un serpentone che arrivava in fondo all’aeroporto e poi rientrava un paio di volte. Decido di non mettermi in questa fila solo perchè vedo che sono tutti francesi e non ci sono italiani.
Da notare che nessun addetto MSC era presente e che di tanto in tanto faceva capolino una interprete italiana dell’aeroporto che diceva qualcosa. Se avevi la fortuna di essere nei paraggi sentivi altrimenti niente. Grazie al passaparola vengo a sapere che da un momento all’altro dovremo spostarci quindi resto vigile. Ad un certo momento, per puro caso, vedo un gruppone di persone del nostro volo che esce dall’aeroporto e quindi decidiamo di seguirli. Facciamo un tratto a piedi fuori dall’aeroporto e poi ci fanno entrare in un edificio vuoto e fresco dove ci dicono che, a gruppi di 50, ci faranno fare il controllo di sicurezza. Sono nel primo gruppo e dopo il controllo arriviamo in uno stanzino con due poliziotti che controllavano i documenti.
Restiamo in questo stanzino senza finestre, senza acqua, senza servizi igienici con altre 100 persone e con un caldo asfissiante per almeno 1 ora e mezza. Quando gli animi iniziavano a surriscaldarsi si apre miracolosamente una porta e vediamo che fuori ci aspetta un autobus … è il solito da 50 persone che in 6 giri da 10 minuti l’uno porta tutti nuovamente all’aeroporto, al gate d’imbarco facendoci passare da un accesso secondario per bypassare i controlli di sicurezza che avevamo fatto nell’altro edificio.
Siamo i prima ad arrivare al gate e qui troviamo quella quindicina di persone che, non avendo seguito il gruppo, aveva fatto i controlli di sicurezza in aeroporto. Questi si sono ad un certo punto trovati da soli al gate, senza alcuna informazione, nemmeno sul monitor, ed hanno passato momenti di panico pensando di essersi incanalati male e di aver perso il volo. La scritta che identificava il nostro volo apparirà infatti circa mezz’ora prima dell’imbarco ed ancora con l’orario inizialmente previsto.
Verso le 23 si inizia ad imbarcare e alle 23:30 finalmente l’aereo decolla. Meridiana, forse per farsi perdonare, spingerà sull’acceleratore ed a più di 1.000 km orari di media guadagneremo in volo circa la metà delle 3 ore di ritardo.
Alle 14:30 del giorno di Pasqua arriviamo a Malpensa ed ha termine l’Odissea.
A parte il ritardo di 3 ore addebitabile a Meridiana che comunque su un charter può essere messo in conto, secondo me MSC ha colpe molto gravi nella gestione di questo disagio. In primo luogo il traferimento all’aeroporto viene fatto troppo presto anche in condizioni normali. Con un ritardo del volo di questa portata il transfer doveva partire molto più tardi. Lasciare i passeggeri all’aeroporto in balia di se stessi, alcuni anche per 10 ore, è inaccettabile. Così come a Malpensa c’erano 3/4 addetti lo stesso doveva essere a Martinica, con assistenza e informazioni in italiano all’altoparlante. Altro errore di valutazione grande come una casa è stato il concentrare gli orari dei voli charter e dei voli di linea tutti allo stesso momento della giornata in un aeroporto che non ha nè le strutture nè il personale per farvi fronte. Costa Crociere da Guadalupa ha partenze sia a pomeriggio che la sera e non ricordo mai di aver letto di caos e disservizi di questa portata.
Volendo trarre delle conclusioni finali sul viaggio, al di la dell’Odiessea che probabilmente in futuro mi farà diffidare di un Flight & Cruise con MSC e mi farà propendere per un volo in autonomia, la crociera ha avuto un bilancio decisamente positivo. Sia grazie ad un itinerario intenso e ben equilibrato, sia grazie ad MSC che ha mantenuto degli ottimi standard di servizio, una buona gastronomia e ci ha messo a disposizione una nave bellissima, elegante e ben strutturata.
FINE
5 Novembre 2017
Ciao max bellissimo diario..sto valutando Caraibi 15 giorni costa fantasia partenza 17/02..solo che per i miei figli sarebbe il primo volo (hanno 8 e 6 anni)come si sono trovate le tue bimbe? Inoltre essendo esperto di Caraibi pensi che dopo Irma potrei non godere appieno delle bellezze delle Antille?
Grazie mille
Chiara
8 Gennaio 2018
Ciao! Sempre una miniera di preziosissime informazioni i tuoi diari, complimenti! Sarò ad Antigua il 5 febbraio e vorrei provare a contattare Stanford: posso averne il contatto? Grazie!
8 Gennaio 2019
Bellissimo diario, mi sarà molto utile per la crociera Caraibi Antille che farò tra 10 giorni. Potrei avere anch’io il contatto per Stanford?